Le responsabilità pesano. Sempre. E il peso delle responsabilità preme e schiaccia. La strage dei migranti a Cutro ha due livelli di racconto. Il primo è quello del dolore: sincero, ampio e condiviso a ogni latitudine (d’Italia e d’Europa); il secondo no: è anelito di verità e giustizia. Quindi reazione (e azione) rispetto a eventi e fatti avvolti da mistero. Potevano essere salvati i disperati del mare arrivati quasi a toccare terra dopo quattro giorni di navigazione? E potevano essere salvati tutti? Sì che potevano salvarsi o essere salvati se a prevalere su burocrazia, leggi e norme ammantate del più becero cinismo fosse stato il semplice rispetto della “legge del mare”.

Da secoli l’uomo che incontra un altro uomo in difficoltà tra le onde del mare ha una sola regola da rispettare: l’obbligo di tendergli la mano per riportarlo a riva. Stavolta non è accaduto. E così le responsabilità del mancato intervento di soccorso – responsabilità che premono e schiacciano le coscienze – dovranno essere chiarite.

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Lo scaricabarile che sta andando in scena in queste ore non può essere tollerato. Ed è per questo che la nostra testata continuerà a tenere puntate le telecamere su una vicenda che presenta troppe zone d’ombra. Gli atteggiamenti pilateschi di chi governa le nostre istituzioni – regionali, nazionali ed europee – non potranno essere tollerati al cospetto di centinaia di bare (scure e bianche…) che umiliano la storia di una Calabria che conosce da vicino il dramma dell’emigrazione per averlo vissuto sulla sua pelle. LaC, e le testate del gruppo Diemmecom, andranno dunque fino in fondo per raccontare i fatti ma contribuire anche e soprattutto a far emergere la verità, affinché la giustizia invocata da tutti coloro i quali hanno voluto rendere omaggio alle bare, almeno stavolta, si concretizzi davvero.