Sarò a Catanzaro il 18 gennaio alla manifestazione a sostegno del procuratore Nicola Gratteri. Ci sarà tutto il nostro network. La nostra presenza non sarà di circostanza, ma sentita. Sappiamo che del comitato promotore dell’iniziativa fa parte anche il nostro editore Domenico Maduli, una scelta che riteniamo saggia e lungimirante. Una scelta che non poteva non essere condivisa da tutte quelle personalità che hanno in animo e coltivano il sogno di cambiare la nostra terra e tutto il sud (i dettagli della manifestazione).

Tutti in piazza per Gratteri

Imprenditori, professionisti, artisti e voci libere sane da ogni parte della nostra regione, dal Sud e dal Paese saranno, dunque, davanti all’ufficio del dott. Nicola Gratteri non solo per difendere l’istituzione ma soprattutto per stringersi intorno all’uomo. Gratteri, innanzitutto, è un esempio positivo di calabrese e di meridionale per tutte le nuove generazioni della nostra terra. E, d’altronde, non è un caso che il comitato promotore oltre che dal nostro editore sia costituito da Pino Aprile, Albano Carrisi, Sebastiano Somma, Michele Affidato, Roberto de Candia, Gennaro De Crescenzo, Lino Patruno (già Direttore Gazzetta del Mezzogiorno), Rocco Guglielmo, Vincenzo Linarello, Ciro Corona, Nandu Popu (Sud Sound System), Daniele Castrizio, Giancarlo Costabile, Matteo Tubertini, Marianna Caligiuri, Nicodemo Librandi, Enza dell’Acqua, Gianvito Casadonte, Francesco Samengo, Giusy Regalino, Sara Sarcone, Antonella Marazziti, Gennaro De Rosa, Antonio Santoro, Marcello Perrone, Nicola Belcastro, Rosario Federico, Emanuele Bertucci, Adolfo Barone, Olimpio Talarico, Iginio Pingitore, Andrea Addolorato, Pino Strati, Lino Polimeni, Roberto Ceraudo, Antonio Anastasi, Alessandro Garofalo. Esempi positivi di meridionali, calabresi ed italiani.

 

Aderisco a questa iniziativa, dunque, per alcuni motivi che provo a sintetizzare. Un motivo per tutti: la preoccupazione. Appartengo ad una generazione, infatti, che ha vissuto una stagione tragica ed esaltante allo stesso modo: quella delle grandi stragi di mafia. La parte tragica di quella stagione si manifestò con la sistematica delegittimazione di Magistrati, uomini dello Stato, politici, giornalisti, imprenditori, prima che venissero trucidati dalla Mafia. Purtroppo, in alcuni attacchi verso il procuratore Gratteri, intravedo pericolose similitudini con quella tragica stagione. Si avverte una violenza verbale tutta tesa alla delegittimazione, alla denigrazione. Ciò mi preoccupa.

È tempo di reagire

Ecco perché ritengo necessario e urgente reagire. Molti ricorderanno che negli anni e nei mesi precedenti la strage di Capaci, la stampa, gli intellettuali, la società siciliana e nazionale, accolse con indifferenza l’aggressione mediatica ai danni di Giovanni Falcone. Nessuno seppe prevedere, quello che poi sarebbe successo da li a qualche mese. Nessuno fu sfiorato dal sospetto che la sistematica delegittimazione del grande magistrato palermitano avrebbe spianato la strada al furore stragista del macellaio di Corleone. Giovanni Falcone venne attaccato dalla politica, dalla Magistratura e da una certa stampa. Fu isolato e demonizzato. L’intellighenzia progressista addirittura legittimò quell’isolamento sull’altare della contrapposizione politica con il Psi del ministro della Giustizia Claudio Martelli. Sia chiaro, non tutte quelle posizioni erano dettate dalla malafede, molto probabilmente, alcune, furono piuttosto il prodotto di una certa ingenuità ideologica, la quale, tuttavia, non fece meno danni della strategia perseguita in malafede da alcuni apparati deviati dello Stato, della Politica e della Magistratura collusa.

 

Alla fine di tutto ciò, Giovanni Falcone venne fatto saltare in aria con la moglie e la sua scorta. Stesso destino, qualche giorno dopo, toccò al suo grande amico Paolo Borsellino, il quale, tentò, purtroppo senza riuscita, di raccoglierne il testimone. Il boato dell’esplosivo, i brandelli della carne dei giusti, alla fine suscitò il risveglio della coscienza civile sull’onda dell’indignazione emotiva, ma tutto ciò, avvenne dopo un bagno di sangue. Ecco, personalmente, non voglio più rivivere quella stagione nefasta. Per questi motivi, sono sempre più convinto che la solidarietà e la vicinanza al servitore dello Stato, Nicola Gratteri, dunque, debba manifestarsi subito. L’opinione pubblica penso debba  indignarsi e respingere con fermezza gli attacchi al Procuratore della Repubblica di Catanzaro e all’istituzione che egli rappresenta.

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La ‘ndrangheta non si sconfigge solo con la repressione ma, soprattutto, con la forza di una presa di coscienza collettiva. Il nostro dovere di giornalisti, è innanzitutto quello di contribuire a far crescere e maturare l’idea che, la ‘ndrangheta, il malcostume della politica, della burocrazia, la massoneria deviata, rappresentano il male assoluto della nostra terra, del Sud e del Paese. Un tumore che va estirpato alla radice. È giunta l’ora di finirla con la contrapposizione assolutamente inutile tra giustizialismo e garantismo. Una contrapposizione che viene fuori, esclusivamente, quando a finire nella rete delle indagini sono i potenti. Ecco perché le parole usate contro Gratteri da alcuni notabili politici risultano intollerabili. Offensive. Tentare di nascondere il violento attacco  al procuratore della Repubblica nel contesto di una mera disquisizione filosofica di garantisti contro i giustizialisti, non solo è ridicolo, ma è una provocazione all’intelligenza dei cittadini consapevoli.  Viviamo in un regime democratico nel quale esiste una Costituzione e un codice nel quale sono contemplati le garanzie del presunto reo.

Tempi brevi per i processi

Il Tribunale del Riesame, la Cassazione, tre dibattimenti, possono correggere qualsiasi errore giudiziario. Ciò non significa che non sia necessaria e, per certi aspetti, urgente, una seria riforma del processo penale, a cominciare dall’introduzione di meccanismi per abbreviare la lungaggine dei processi. Ma questo è un altro ragionamento. E, comunque, se la politica risulta incapace a mettere in campo una seria riforma della Giustizia, non si comprende perché venga messo sotto accusa un magistrato che opera nel contesto di norme e codici vigenti. Essere solidali come cittadini con la grande azione giudiziaria messa in campo dal dott. Nicola Gratteri, a questo punto, diventa necessario e urgente, quasi un dovere civico, per impedire che la discussione venga intorbidita da ragionamenti fuorvianti.

L'attacco al procuratore antimafia

È abbastanza evidente, infatti, che l’attacco al procuratore Antimafia di Catanzaro, risulta essere bene orchestrato da potenti forze occulte. Nell’ultima inchiesta Rinascita-Scott (QUI i dettagli della maxi-operazione), è noto, sono stati coinvolti il fior fiore di potenti massoni di levatura regionale, i quali, per anni, in Calabria, hanno avuto il potere di condizionare di tutto e di più, anche pezzi significativi del sistema dell’informazione calabrese. I nomi erano noti in tutta la Calabria. Vogliamo far finta che nella campagna di delegittimazione del Procuratore Gratteri, costoro, non abbiano un ruolo? Ma di cosa stiamo parlando? Il garantismo, soprattutto quello nostrano, in bocca o sulla penna di alcuni personaggi, dunque, è come il garantismo folcloristico di  Azzeccagarbugli, l’avvocato che, districandosi nei garbugli della legge, riusciva a salvare da una giusta punizione i bravi manzoniani. E di “bravi”, in questa nostra terra ce ne sono molti, forse troppi, anche al netto delle organizzazioni criminali. 

 

Chiaramente esiste poi il garantismo della nostra italietta provinciale e caciarona e anche un po’ cialtrona, quello che vale per se ma non per i propri avversari. Pier Luigi Battista in bellissimo pezzo sul Corriere della Sera lo descrisse magistralmente:  “In Italia il garantismo, la difesa dello Stato di diritto, le garanzie per chi è indagato, la presunzione d’innocenza sancita dalla Costituzione valgono solo per gli amici e i sodali, per i «compagnucci della parrocchietta», e non valgono più, spariscono, accompagnati da strizzatine d’occhio, quando ad essere messi sotto accusa sono gli altri, soprattutto quelli della curva giustizialista, ora neo-garantista”.


Gratteri, servitore dello Stato

Questo mix costituito da finto garantismo consapevolmente o inconsapevolmente associato alle trame dei poteri occulti di questa nostra Calabria in affari con la ‘ndrangheta, il malcostume di una certa politica ormai incapace di distinguere il lecito dall’illecito, il senso dell’etica dall’immoralità, una certa burocrazia assetata di soldi e corrotta fino al midollo, per la prima volta, è stata attaccato da un servitore dello Stato che non ha guardato in faccia nessuno, ridando senso alla formula costituzionale “la legge è uguale per tutti”. Quel servitore dello Stato si chiama Nicola Gratteri.

Tocca ora alla società civile, ai professionisti sani, agli uomini di cultura, ai giornalisti, agli intellettuali, agli studenti, ai cittadini che hanno a cuore la speranza per questa terra, che credono nella rinascita della nostra regione e del Sud, fare scudo agli attacchi di questi giorni e di queste ore. Per una volta, diamo significato alle parola opinione pubblica. Prendiamo consapevolezza della forza che può rappresentare una presa di posizione collettiva. Per una volta, proviamo ad invertire il paradigma della stagione palermitana e proviamo ad isolare i massomafiosi, i burocrati e i politici corrotti, la magistratura corrotta. Proviamo a rendere meno forti quei poteri che agiscono nell’ombra, che armano la penna di “pennivendoli” prezzolati che costruiscono il terreno della delegittimazione. 

 

Proviamo a mettere il primo mattone per la costruzione di un nuovo Sud e cominciamo a farlo facendo sentire la nostra presenza fisica a Catanzaro il 18 gennaio alle 11:00. Io ci sarò. Noi ci saremo. Spero tanto ci sarete anche voi, si spera, cittadini sempre più consapevoli  di una nuova Calabria.

Pasquale Motta