La statale 106 jonica – E 90  può annoversarsi tra le eterne incompiute. Impegni, promesse, passerelle, via vai di rappresentanti di governo espressione di ogni parte politica pronti a preannunciare grandi investimenti per poi rimanere, il territorio, sempre con un pugno di mosche in mano. Da oltre un ventennio giace un progetto preliminare di tutta l’arteria diviso in 18 megalotti e successivamente ridotti a 16.

Una eterna incompiuta

L’idea si rivelò redditizia per la sola società che ebbe l’incarico di redigere il progetto perché poi di concreto non si fece mai nulla, almeno per l’ampia tratta calabrese arricchita di rotatorie e adattamenti per la messa in sicurezza di alcune tratte. Non è un caso se, la meglio conosciuta strada della morte, ancora oggi è ferma alla cantierizzazione del terzo megalotto Roseto-Sibari. La filosofia di fondo è agevolare il traffico proveniente dall’Adriatica e convogliarlo attraverso la Sibari-Firmo (già realizzata) sulla Salerno-Reggio Calabria, isolando di fatto la tratta Sibari-Crotone-Catanzaro, che rappresenta il tragitto più critico e pericoloso dell’intera arteria. E di questo ne sono consapevoli tutti, dalla politica ai burocrati, dai sindaci alle organizzazioni sindacali, dai partiti ai movimenti. Eppure, paradossalmente, quando si tenta di metter mano sulla 106 si parte dalle tratte che stanno messe meglio.

La lunga gestazione del megalotto Roseto-Sibari

Ad oggi sull’intera carreggiata l’Anas ha completato l’ampliamento a quattro corsie, con spartitraffico centrale, di tutto il tratto ricadente in Puglia (39 km) e in Basilicata (37 km). In Calabria sono stati ampliati a quattro corsie circa 67 km, di cui: 15 km al confine con la Basilicata (tra Rocca Imperiale e Roseto Capo Spulico, in provincia di Cosenza). Ora si riparte dal megalotto 3 tra dubbi e incertezze, tra scontri politico-istituzionali e visioni diverse sui tragitti soprattutto per la parte attinente gli espropri. Iter farraginoso che nasce nel 2001, tra studi di fattibilità, discussioni e confronti con i territori, richieste di modifiche allo studio di fattibilità. Le stesse in larga parte recepite e tradotte dopo lunghi anni in progetto esecutivo. Andrà a gara solo dopo la copertura finanziaria, poi pervenuta. Il tutto intervallato da ricorsi e controricorsi. Mentre oggi i sindaci delle zone interessate battono cassa per le opere compensative. L’opera prevede 38 km di lunghezza su due carreggiate separate e un investimento di 1,33 miliardi di euro. Il completamento dell’intervento, almeno sulla carta, è stimato per l’agosto 2026.

Il rischio di mummificare l’area che attraversa Corigliano-Rossano

Contestualmente si guarda al megalotto 8 Sibari- Mandatoriccio, in particolare alla variante Sibari- Rossano. Anche qui è stato presentato il progetto alla presenza del sottosegretario Cancelleri ma manca il 50% della copertura finanziaria. Si tratta di un investimento stimato in 400 milioni di euro ma, a quanto pare, non si è tenuto conto delle spese relative ai costi di esproprio che, secondo quanto emerge, sarebbero consistenti poiché incidono su aree onerose (zone edificabili).  E non mancano le polemiche sul percorso individuato nel tratto ricadente tra Sibari e l’area urbana di Corigliano in cui si perde la continuità del percorso, attribuibile secondo taluni a ragioni tecniche per altri si tenta di tutelare gli interessi di alcuni privati.

Altro aspetto, non meno importante, è il ruolo che rivendica la città di Corigliano-Rossano maggiormente interessata all’attraversamento della nuova sede stradale. L’amministrazione Stasi rivendica il diritto di dire la sua sul progetto, anche perché le aree interessate saranno poi sottoposte a vincolo preordinato agli espropri e se verrà meno la copertura finanziaria il risultato che si otterrà è solo la mummificazione delle zone individuate per lunghi anni. Il capitolo degli espropri è quello più spinoso. Anche quando lo Stato si accorge che esiste questa parte della Calabria e si apre ad ipotesi di investimento bisogna scontrarsi con i proprietari delle aree su cui ricadono i progetti i quali a loro volta tentano tutte le strade ( sindaci, parlamentari, alti burocrati) pur di tutelare le proprie terre. Ed è anche per queste ragioni, non prevalenti, che si perde ulteriore tempo e si fermano i processi di sviluppo in questo lembo di territorio. Nel frattempo l’Anas svolge attività esclusivamente di tipo manutentivo. Su questo versante è già in programma un piano che prevede 62milioni di euro di cui 44 già attivi e 22 milioni in fase di cantierizzazione.  

Il tratto più pericoloso e meno considerato: Mandatoriccio-Crotone

Sul megalotto 9 Mandatoriccio-Crotone (megalotto 9), la direzione strade e autostrade ha dato mandato ad Anas di studiare un progetto che preveda una strada a 2 carreggiate, 4 corsie, di categoria B. Sul tema importante si è rivelata si straordinaria importanza la recente riunione tenuta a Cariati tra i sindaci del crotonese e quelli dello jonio cosentino al fine di predisporre una proposta di deliberazione di consiglio da far approvare a tutti i Comuni territorialmente interessati per richiedere al Ministero delle Infrastrutture e alla Regione Calabria di adottare gli atti necessari per derogare alla Procedura di Dibattito Pubblico consentendo di procedere direttamente agli studi di prefattibilità tecnico-economica nonché alle successive fasi progettuali con particolare riferimento ai megalotti 8 e 9. È il tratto più pericoloso dell’intera statale: attraversa i centri urbani, con un segmento di strada largo appena 6 metri a doppio senso di marcia. Sembra un cimitero, ai margini della carreggiata fiori depositati dai familiari delle numerose vite spezzate. E poi gli autovelox e i tutor che invitano alla moderata velocità.