VIDEO | Sit in al Consiglio regionale dei lavoratori del Pugliese mandati a casa ad inizio settembre: «È un problema che coinvolge non solo noi, ma anche le nostre famiglie» - dicono esasperati. «Senza l'ok legislativo del Ministero e del commissario straordinario non possiamo fare nulla» - si difende invece la direzione generale
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Si è spostata al consiglio regionale, a Reggio Calabria, la protesta dei lavoratori licenziati, circa 200 tra operatori socio sanitari e infermieri, del “Pugliese-Ciaccio di Catanzaro”. Rivendicano il loro diritto di essere assunti, dopo anni di precariato, e attendono risposte dalla commissione sanità e anche dal commissario straordinario Saverio Cotticelli. «Stanno giocando sulla nostra pelle- dice alla nostra testata un lavoratore licenziato- a Cosenza il problema l’hanno risolto e per questo ci chiediamo come a Catanzaro, capoluogo di regione, ancora non si fa nulla per risolvere questo enorme problema che coinvolge non solo noi, ma anche le nostre famiglie». C’è molta delusione e disperazione infatti, tra i lavoratori licenziati. Dal primo settembre il loro futuro è stato cancellato con un colpo di penna dopo anni di servizio. «Non smettiamo di lottare- dice un’operatrice socio sanitaria licenziata-, ma siamo stanchi. Abbiamo servito l’azienda per quattro anni e pretendiamo risposte dalle istituzioni. Il danno non lo fanno solo a noi, ma anche e soprattutto all’utenza».
I lavoratori durante la protesta sono stati affiancati e supportati dall’unione sindacale di base rappresentata da Giancarlo Silipo il quale, alla nostra testata parla di «situazione vergognosa poiché in una terra dove c’è una forte disoccupazione unità ad una forte carenza di personale la gente viene licenziata al posto di essere stabilizzata. E – aggiunge- la protesta al loro fianco andrà avanti fino a quando tutti non daranno risposte a questa gente che ha servito con la loro professionalità il territorio».
Dice invece, di avere “le mani legate” Antonio Matella, direttore generale facente funzioni del “Pugliese-Ciccio” il quale infatti, sostiene che «l’approccio dell’azienda è quello di sempre ossia il margine operativo (relativo alle assunzioni ndr) è collegato alle leggi dello Stato, ai contratti collettivi nazionali di lavoro e alla struttura commissariale. Quando si creeranno le condizioni- sottolinea-affinchè i precari possano essere reintegrati, l’azienda procederà ad assumerli». In buona sostanza se dal Ministero della Salute non daranno al via con le assunzioni e, se il commissario Cotticelli, insieme al dipartimento della salute, non procederà ad esprimere il fabbisogno, quindi certificando la necessità di avere un determinato numero di lavoratori, l’azienda non può reintegrarli. Da Roma quindi si attendono risposte, così come dalla Cittadella regionale e nel frattempo 200 famiglie rimangono in ginocchio.
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