Uffici senza aria condizionata, personale ridotto al lumicino per effetto di quota 100, stress da lavoro correlato. Sono tante le motivazioni che hanno spinto i dipendenti degli uffici giudiziari aderenti alla Uilpa a scendere in piazza per protestare e chiedere l’attenzione del ministro Bonafede.

 

«Ad oggi – dice Patrizia Foti, Segretario generale della Uilpa di Reggio Calabria - la Giustizia è in ginocchio e lo sciopero è l’unica lotta contro il gravissimo stato di degrado degli uffici giudiziari, la difesa dei diritti dei lavoratori e per la qualità del servizio pubblico che rischia la paralisi. A nulla sono valse le proteste e l’inasprimento della lotta sindacale, scaturita con numerosi stati di agitazione messi in atto in questi ultimi anni, incluso il fallito tentativo di conciliazione svoltosi a Roma lo scorso 30 maggio presso il Ministero del Lavoro ed a seguito del quale sono state elargite solo gratuite e sterili promesse».

 

A Reggio Calabria, dove si aspetta ancora di poter entrare nel nuovo palazzo di giustizia, i problemi sono più pesanti per la mole di lavoro cui si deve fare fronte e per lo stato di abbandono in cui versano le strutture che ospitano magistrati e dipendenti. Ma non solo. Le difficoltà si allargano anche al settore degli ufficiali giudiziari.

 

«Ad aggravare le criticità sopra evidenziate - sottolinea la sindacalista - anche il degrado della struttura del Cedir che ospita il Tribunale, all’interno del quale, specialmente nel periodo estivo, le temperature raggiungono livelli a dir poco estenuanti e per i quali il personale è costretto a lavorare su una vera e propria graticola, a differenza della Procura, ospite nella stessa struttura, dove le criticità sono sensibilmente ridotte».

 

Se la macchina della giustizia non funziona o lo fa a rilento, i problemi si riverberano anche sul lavoro degli avvocati che, ieri al Cedir, sono stati vicini ai lavoratori in protesta come sottolineato dall’avvocato Natale Polimeni.