Uil sul piede di guerra: «Hanno dichiarato più volte di non essere in grado di poter garantire la mensilità corrente»
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Lunedì mattina i lavoratori del porto di Gioia Tauro torneranno ad incrociare le braccia. Accanto a loro, insieme ai vertici della Uiltrasporti Calabria, ci sarà anche Santo Biondo, segretario generale della Uil Calabria.
La mobilitazione
«Arriviamo a questa mobilitazione - si legge in una nota di Biondo e del segretario della Uiltrasporti Calabria, Giuseppe Rizzo - perché di fatto, dopo l'accordo del giugno del 2017 che portava al licenziamento di 377 lavoratori, sono venute meno le corrette relazioni industriali e sindacali con l'azienda. Dopo una serie di richieste fatte dalla Uiltrasporti al management aziendale di Mct, riguardanti il piano industriale, gli investimenti e in generale il futuro dello scalo, ancora oggi non abbiamo ottenuto nessuna risposta».
«Con la decisione del giudice del Lavoro di Palmi che ha reintegrato i lavoratori precedentemente licenziati, l'azienda terminalista si è chiusa a riccio - scrive la Uil - perseverando nel suo comportamento scorretto, irrispettoso della rappresentanza sindacale e, soprattutto, assolutamente non propedeutico al rilancio dello scalo portuale. A questo punto, quindi, come Uiltrasporti ci siamo visti costretti a proclamare una giornata di sciopero alla luce anche del fatto che l'azienda, nella riunione tenutasi il 21 gennaio scorso presso l’Autorità portuale, ha dichiarato più volte di non essere in grado di poter garantire la mensilità corrente a tutta la forza lavoro».
La gestione dei reintegri
L’augurio è che la diatriba interna fra Msc ed Mct finisca nel più breve tempo possibile, «nella speranza che nel futuro del porto di Gioia Tauro ci possa essere un unico gestore per mettere fine a questa situazione disastrosa che il territorio ed i lavoratori sono costretti a subire». «Auspichiamo, infine, - si legge - che nei prossimi giorni l'azienda adotti un atteggiamento di maggiore buonsenso per gestire sia la questione dei reintegri dei lavoratori sia la fase delicata del porto, perché è incomprensibile il fatto che l'azienda non si renda conto che ogni comportamento messo in campo si ripercuota negativamente sul territorio e sulla componente occupazionale, finendo per fornire l'innesco ad una lotta fra poveri».