In queste settimane nuove categorie, che mai avevano immaginato di finire in povertà, come piccoli artigiani, negozianti, lavoratori che avevano contratti di collaborazione, sono ripiombate nel buio
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La lunga emergenza sanitaria legata al coronavirus ha messo in luce un aspetto sociale niente affatto secondario che, per molti cittadini duramente provati dalla crisi economica, ha rappresentato un fondamentale supporto per limitare le conseguenze e non sprofondare nella totale disperazione. Il riferimento è al mondo del volontariato e del terzo settore che, attraverso le varie organizzazioni presenti anche nel Vibonese, ha fatto, in più di un’occasione, sentire con decisione la propria voce a sostegno delle fasce deboli.
A tracciare il perimetro di questo aspro terreno è il Centro servizi per il volontariato, organizzazione che raccoglie sotto il proprio ombrello svariate realtà con peculiarità diverse ma accomunate dall’unico intento della solidarietà al fianco delle istituzioni.
Oltre al Csv e al Forum del Terzo settore, durante l’emergenza sanitaria, sono scese direttamente in campo organizzazioni come la Caritas, il Banco alimentare, la Protezione civile Augustus, la Croce Rossa, l’Ada, l’Avis ma anche tante grandi e piccole associazioni laiche e cattoliche.
Il ruolo del volontariato
È il mondo del volontariato organizzato, affiancato da quello spontaneo, fatto di semplici cittadini schierati in prima linea per quella “bomba” sociale che, soprattutto nella nostra provincia, già faticava ad arrivare a fine mese. Sempre più famiglie, in questo duro periodo, hanno bussato alle porte degli enti caritatevoli, per non contare i sindaci che si sono appoggiati alla rete del volontariato, sempre pronta a dar loro ascolto.
«Il nostro sostegno è soprattutto a favore di anziani, malati e senza fissa dimora – spiega Roberto Garzulli, presidente del Csv di Vibo Valenita -. La gente ha paura ma, sente di dover fare qualcosa per gli altri. Registriamo molti casi di persone che si offrono come volontari per aiutare chi ha bisogno. In questo periodo i nostri volontari fanno la spesa e portano a casa le medicine, da quando è iniziata l’emergenza abbiamo ricevuto svariate richieste da parte di tutta la provincia. Il consiglio per i volontari che vogliono mettersi a disposizione è comunque sempre quello di non muoversi in forma singola ma per il tramite di organizzazioni strutturate, e comunque raccordando la propria azione con gli enti pubblici territoriali di riferimento».
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Particolarmente impegnato sul fronte dell’emergenza è il Banco alimentare, la Onlus che recupera il cibo per redistribuirlo a chi ne ha bisogno e in queste ultime settimane è stata sommersa da mail e telefonate. Il sodalizio, stima che le richieste in questi giorni sono aumentate mediamente del 20 per cento, con punte anche del 40 per cento. «Ci arrivano nuove domande di aiuto, anche dai sindaci per i propri cittadini. Ci aspettiamo nei prossimi mesi, un’esplosione ulteriore del bisogno» chiarisce Antonio Murone, presidente della Fondazione Banco Alimentare della Provincia di Vibo Valentia.
Le inziative solidali
Nei vicoli dei piccoli paesi, si è riscoperto il paniere solidale (ceste calate dal balcone in cui tutti possono mettere pasta, pelati, legumi o quello che vogliono a disposizione degli indigenti). Poi, sono i volontari delle varie associazioni, per consegnare ai più bisognosi generi di prima necessità. Un’iniziativa, quest’ultima, organizzata dal Comitato civico “Io ci sono” di Pizzo. Il progetto è di posizionare presso i supermarket della città dei “carrelli per la spesa solidali”, dare un piccolo contributo con una donazione, e i volontari portano la spesa a casa a chi ne ha bisogno.
Vi è poi l’ultima iniziativa in ordine di tempo, lanciata dalla Vibonese calcio insieme al Banco alimentare, all’Istituto Alberghiero di Vibo e ad altre associazioni, che prevede il coinvolgimento di alcuni chef stellati calabresi.
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«Niente sarà più come prima»
Ma il dato che su tutto emerge è la grande generosità della gente comune. «Immensa – sottolinea Maurizio Greco, direttore del Csv – la generosità dalla popolazione che ha colto in pieno il messaggio, dimostrando sensibilità e attenzione nei confronti dei più bisognosi. La necessità di alcuni non rimarrà inascoltata, al contrario si invita chi ancora non l’avesse fatto a fare la propria caritatevole di donazione. Nulla sarà più come prima anche per la nostra attività, non escludo che nei prossimi mesi, attraverso bandi o altre forme di sostegno, il lavoro del Csv possa in parte cambiare ed essere dedicato all’aiuto e al sostegno di chi ha più bisogno. Noi possiamo mettere a disposizione le nostre competenze professionali, ci muoviamo in maniera sussidiaria a sostegno di chi rimane fuori dall’aiuto statale, per l’emergenza coronavirus abbiamo costruito una vera e propria rete solidale a sostegno del territorio».
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Il Covid-19, insomma, è stato un colpo durissimo per tutti, soprattutto per chi magari aveva ricominciato a lavorare e stava per vedere uno spiraglio di luce. In queste settimane nuove categorie, che mai avevano immaginato di finire in povertà, come piccoli artigiani, negozianti, lavoratori che avevano contratti di collaborazione, sono ripiombate nel buio.