VIDEO | Prosegue la protesta di Giuseppe Bosco, l’ex operaio che si trova in cima all’impianto dismesso di Corigliano-Rossano ormai da giorni. E intanto le istituzioni sembrano disinteressarsi della storia di quest’uomo
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Sono ore di apprensione per le sorti di Giuseppe Bosco, l’ex operaio dell’indotto Enel di 58 anni, che avanti ieri notte si è barricato su uno dei tetti delle caldaie della dismessa centrale elettrica di Corigliano-Rossano. Non sta bene, ha trascorso la notte al freddo e non ha con se generi di prima necessità. Le sue condizioni di salute, già precarie, essendo diabetico ed iperteso, sarebbero peggiorate. e addirittura, ieri pomeriggio, dopo la visita che ha ricevuto da parte di un medico del 118, l’uomo avrebbe rifiutato di essere ricoverato.
A presidiare l’operaio, che rimane sporto da una balconata a più di trenta metri d’altezza, ci sono le squadre dei vigili del fuoco di Rossano, gli agenti della polizia di stato guidati dal commissario Pignataro, ed i volontari della Misericordia. Presente anche una delegazione di funzionari di Enel Calabria che sta tentando invano una mediazione, mentre rimangono totalmente assenti le istituzioni cittadine.
Bosco è uno dei tanti padri di famiglia di Corigliano-Rossano e della Sibaritide che dopo la chiusura della grande centrale termoelettrica è rimasto disperatamente senza occupazione. E a quanto pare alla sua richiesta di lavoro non ci sarebbero soluzioni.
«Sinceramente – dice Gino Campana, segretario generale del ramo degli elettrici della Uil Calabria che da tempo segue le vertenze lavorative degli operai Enel - non so che tipo di soluzioni possano essere adottate per trovare una soluzione alla questione di Giuseppe Bosco. Già un paio di mesi fa, quando lo stesso Bosco fece un’azione eclatante, salendo su una delle due ciminiere della centrale, gli era stato assicurato che una soluzione, dal punto di vista lavorativo, si sarebbe trovata». All’epoca sul posto, a far desistere l’uomo dalla protesta, oltre ai dirigenti di Enel Calabria, c’era anche il sindaco di Corigliano-Rossano Flavio Stasi. «A distanza di due mesi, però, non si è mosso nulla. Probabilmente – precisa Campana – deve intervenire qualche altra soluzione che non è al momento attuabile dai dirigenti della centrale». Soluzione che, però, al momento non c’è.
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