Le organizzazioni sindacali regionali di categoria hanno inviato una comunicazione al dirigente generale del Dipartimento Agricoltura della Regione, Giuseppe Iiritano, e, per conoscenza, all’assessore regionale al ramo Gianluca Gallo, chiedendo la convocazione di un incontro urgente rispetto al contrasto al caporalato, sfruttamento e lavoro irregolare nel settore agricolo calabrese. Il tutto all'indomani del vertice al ministero del Lavoro, in seguito alla tragica morte in provincia di Latina di un bracciante che dopo aver avuto un incidente in campagna è stato abbandonato in strada dal datore di lavoro, con un braccio staccato.

Leggi anche

 

Come dichiarano i segretari generali regionali Michele Sapia (Fai Cisl), Caterina Vaiti (Flai Cgil) e Pasquale Barbalaco (Uila Uil) in una nota «è necessario proseguire nel percorso di confronto regionale avviato, ad oggi fermo, per promuovere ulteriori sinergie per una maggiore ed efficace lotta al lavoro nero, caporalato e qualunque forma di sfruttamento nel settore agricolo e agroalimentare regionale. In Calabria – continuano i sindacalisti – almeno quattro lavoratori agricoli su dieci è irregolare, un dato che aumenta se si considerano i lavoratori migranti. Occorre spezzare questi circuiti dell’illegalità, a partire dal reperimento della manodopera, dall’alloggio e traporto, attraverso una maggiore sinergia con tutti i soggetti interessati, così come, a sostegno del lavoro svolto dalle forze dell’ordine, bisognerà intensificare e rafforzare sul territorio sia i controlli da parte dell’Ispettorato del Lavoro che il ruolo degli Enti bilaterali agricoli per favorire, in piena trasparenza e regolarità, l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro».

Leggi anche

«Serve più prevenzione e sostenere il lavoro agricolo di qualità, sicuro, dignitoso e adeguatamente retribuito che significa anche applicare e rinnovare i contratti provinciali agricoli di settore. Il contrasto al caporalato, alla violenza e allo sfruttamento in agricoltura – concludono Sapia, Vaiti e Barbalaco – è una battaglia di civiltà che deve vedere la partecipazione di tutti gli attori coinvolti, tutti dalla stessa parte, reprimendo con forza tali fenomeni ma, soprattutto, puntando sulle politiche e interventi di informazione e prevenzione stimolando l’adesione delle aziende alla Rete del lavoro agricolo di qualità, valorizzando la formazione, la sicurezza sui luoghi di lavoro e l’accoglienza».