Illustrate le ragioni che non permettono al Grandinetti di riaprire i battenti in tempi celeri. E così la programmazione, già definita e pronta al via, si trasferirà altrove. Sabato svelati i termini e la città
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Potrebbe traslocare in un’altra città la stagione teatrale lametina. E’ questo l’ultimo colpo di scena di una telenovela che dura da mesi e che vede come protagonisti le associazioni e gli operatori culturali lametini da un lato e il Comune dall’altro. Nell’ennesima conferenza stampa tenutasi questa mattina il direttore artistico di Ama Calabria Francescantonio Pollice, il presidente dell’associazione teatrale i Vacantusi, il presidente di Teatrop Piero Bonaccurso e il promoter Ruggero Pegna hanno raccontato gli ultimi episodi di una vicenda a tratti rocambolesca che si trascina da mesi e che ha come esito quello di non potere dare il Teatro Grandinetti alle associazioni. Neanche a quelle vincitrici di un bando regionale che avevano indicato proprio nella storica struttura il luogo dove si sarebbero dovuti svolgere gli spettacoli.
Complicazioni amministrative
Le rassicurazioni degli ultimi mesi si sono infrante in un complicato dedalo di anomalie amministrative. Tanto da fare alla fine decidere alle associazioni di portare gli spettacoli in un’altra città offrendo a Lamezia il sostegno logistico per poterla raggiungere. Questo quanto trapelato oggi, ma i dettagli verranno forniti in un altro incontro con la stampa previsto per sabato.
Due le porzioni immobiliari del teatro che sarebbero risultate non acquisite dal Comune all’epoca dell’acquisto. Si tratta di vie di fuga, quindi fondamentali. Ben otto le persone su cui in questo momento ricade la proprietà di queste e non tutte avrebbero dato la loro disponibilità per risolvere bonariamente la cosa. Bisognerebbe, insomma, passare per un esproprio per ragioni di pubblica utilità, strumento che sottrarrà il teatro alla città per almeno altri tre mesi.
Il ruolo dei commissari
Da qui la decisione estrema accompagnata dall'amarezza di non avere trovato nella terna e negli uffici, sempre disponibilità al dialogo tanto che gli operatori avrebbero dovuto minacciare l'incatenamento per potere avere una nota ufficiale in merito all'impossibiltià di usare il teatro e ora chiedereranno un accesso formale agli atti per conoscere i dettagli di tutta la vicenda.
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