Diritto allo sciopero negato lo scorso 15 marzo in alcuni istituti secondari superiori di Lamezia Terme, tra i quali il Polo Tecnologico. A denunciarlo è il movimento Partigiani per la Scuola Pubblica, secondo il quale nella giornata mondiale dedicata alla lotta contro i cambiamenti climatici, ci sono stati «dirigenti che non intendono giustificare assenze per sciopero e la segnano come assenza arbitraria, ovvero dirigenti che si arrogano il diritto di dire: lo studente quel giorno – in sostanza – non ha avuto voglia di alzarsi dal letto e a scuola non è andato. Eppure questi “dirigenti” dovrebbero sapere che la nostra Costituzione ancora riconosce “il diritto di sciopero” e la libertà di manifestare il proprio pensiero» sottolinea il movimento in una nota stampa.

 

«Lo sciopero, ossia il diritto di manifestare, ex articolo 21 della Costituzione, è un modo di dire pubblicamente: non sono d’accordo, parliamone, ricominciamo. È un diritto degli adulti, dei lavoratori e anche dei ragazzi, non solo perché lo dice la Costituzione, ma perché sono parte in causa e magari qualche idea al riguardo ce l’hanno, se qualcuno volesse ascoltarli. Noi vogliamo – si legge nella nota - i ragazzi conformi a un comportamento che spesso gli stessi adulti disattendono e quando si alzano dalla playstation o dal cellulare (siamo bravi ad accusarli a ogni piè sospinto) per qualcosa di buono c’è chi pensa addirittura di punirli, tanto per ribadire che a scuola si deve sì parlare di Cittadinanza e Costituzione perché formiamo cittadini, ma non si possono avere spazi di discussione, di dissenso, di sensibilizzazione o di attenzione che partano dagli studenti. La Scuola, bisognerebbe ricordarlo – incalza il movimento - è anche (o soprattutto) passione: passione che i ragazzi hanno manifestato per un’idea di futuro da costruire diversamente. L’assenza arbitraria in quella giornata non è soltanto contro ogni logica educativa, ma è soprattutto offensiva nei confronti degli studenti liquidati come incapaci di pensare, di avere un proprio senso critico, di protestare per un futuro che noi stiamo consegnando nelle loro mani pieno di falle. Ecco perché – concludono- riteniamo che tale azione del dirigente – e di tutti i dirigenti che hanno seguito questo orientamento – vada denunciata e restituita per quel che è: un’azione contro ogni principio di educazione alla responsabilità, alla partecipazione, alla cittadinanza attiva».