*di Luigi Colella, architetto

Nell’ottobre 2011 papa Benedetto XVI visita la diocesi di Lamezia Terme e il comune concede il terreno per la realizzazione della chiesa, la posa della prima pietra avviene nel 2016 da parte di mons. Garantino. Un mese dopo Paolo Portoghesi compie ottant’anni e il suo compleanno viene festeggiato in Vaticano, nel salone Sistino della Biblioteca Vaticana con la presentazione del modello della chiesa di Lamezia Terme intitolata a san Benedetto, da lui progettata come omaggio a papa Ratzinger. Nel 2013 prende il via la prassi concorsuale che vede un bando d’idee aperto a tutti i progettisti, gratuito e anonimo, da cui scremare dieci soluzioni per la fase palese che ha visto l’idea di Portoghesi vincente.

«Le chiese sono domus Dei. Ho sempre ritenuto fondamentale che in una grande città vi sia la possibilità di aprire una porta e di guardare quella piccola luce accesa che indica la presenza del Signore nell’Eucaristia». Paolo Portoghesi si è cimentato nella realizzazione di numerosi impianti religiosi, è indubbiamente un campo nel quale ha sapientemente dimostrato una formazione culturale alta, scevra da confusione e indistinzione che emergono in architetture di altre chiese minori.

 

 

Dal plastico del 2011 all’opera realizzata e inaugurata ieri 25 marzo 2019, l’impianto planimetrico e i campanili sono i due punti cardine che hanno resistito al pensiero originario del progettista.

Volevo che rappresentasse il raccoglimento: è importante il silenzio nelle chiese, il silenzio è la condizione di accesso al sacro. Poi desideravo privilegiare la “povertà”, piuttosto che la ricchezza. Per questo ho voluto realizzare la copertura in legno, come nelle chiese medievali”. Con queste parole l’architetto Portoghesi raccontava nel 2011 la sua idea progettuale che oggi, al contrario, non è in legno.

Il bello di essere architetto è che puoi camminare nei tuoi sogni”, sosteneva Harold Wagoner. Altri tempi, la contemporaneità vede la presenza di una moltitudine di attori impegnati, a vario titolo, in cantieri complessi e burocrazia imperante. L’opera di Lamezia Terme rappresenta un impegno notevole della comunità locale, i tempi di realizzazione sono stati celeri e, anche se incompleta nel giorno della sua dedicazione, la promessa fatta allo stesso architetto di terminare l’intero complesso entro i prossimi tre mesi, è plausibile che sarà rispettata.

 

Se la terra cerca di raggiungere il cielo non fa altro che portare fino in fondo una profonda vocazione legata alla nascita stessa dell’uomo”. Con queste parole Paolo Portoghesi sottolinea il nodo principe del suo progetto. I suoi campanili svettano sinuosi per 40 metri, sono un landmark che “marchia” la pianura lametina per decine di chilometri, un punto di riferimento da mirare per raggiungere un nuovo luogo, la fusione, fortemente voluta dal progettista, tra spazio religioso e spazio laico, quello del prospiciente municipio. “E’ una chiesa multiparrocchiale, è quindi una istituzione che ha molti aspetti di novità. E’ giusto che il luogo che la accoglie sia un luogo che si ispira a una accettazione di quelli che sono gli aspetti positivi del mondo in cui viviamo – ha dichiarato Portoghesi in apertura dell’evento”.

 

Nella descrizione della sua chiesa, Paolo Portoghesi si sofferma su tre elementi: il nuovo ambito urbano appena accennato, i campanili e l’interno. “I campanili sono di acciaio corten in vista, una nuova materia che si aggiunge a tante altre che alla storia della chiesa sono servite per renderle belle – dichiara Portoghesi nell’intervista esclusiva concessa a LaC News prima dell’evento –. Credo che l’acciaio sia una materia molto adatta soprattutto nelle zone sismiche come quelle in cui noi abitiamo normalmente. Consente una maggiore stabilità e anche un grande slancio verticale che si sposa benissimo con le esigenze della chiesa”.

 

E’ una chiesa realizzata in gran parte in metallo, “credo che sia un omaggio alle diverse materie che in diversi tempi hanno celebrato la gloria della Creazione. La pietra anzitutto, Cristo è pietra angolare della chiesa. Dopo la pietra tante altre materie celebrano la bellezza della Creazione. L’acqua, il vetro sono tutte materie che hanno contribuito in modo determinante a celebrare la gloria di Dio. L’acciaio arriva di buon ultimo perché la sua tecnica è stata sviluppata in tempi moderni ma sicuramente ha diritto anche lui di rientrare in questa serie di materie che rappresentano la gloria della creazione. L’acciaio è un simbolo di fortezza che è uno dei sette doni dello Spirito Santo. Oltre a celebrare la nuova chiesa possiamo celebrare questa novità che sicuramente non stona con la grande tradizione della Chiesa che ha sempre accettato innovazione quando l’innovazione ha accettato di essere al suo servizio”. Così Portoghesi prima della consegna della chiavi al segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin.

 

La chiesa rappresenta la comunità riunita ed esprime una profonda devozione e una piena adesione a quello che sono state le indicazioni del Concilio Vaticano II per il rinnovo della liturgia veicolata da Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, fonte d’ispirazione per il progettista. “Benedetto sosteneva che il Concilio Vaticano ancora non è stato veramente interpretato in modo corretto e quindi c’è ancora tutto da fare cercando di dare un forte sapore a questa condizione nuova in cui tutta la comunità celebra insieme ai sacerdoti il rito della santa messa. Ho quindi realizzato una della aspirazioni consigliate da Benedetto XVI – prosegue Portoghesi -, quella di inserire il crocefisso subito sopra all’altare in modo che possa essere visto sia dal sacerdote e sia dai fedeli, questo rappresenta veramente la presenza viva del Cristo nella comunità senza che sia necessario immedesimare il sacerdote nel Cristo che è cosa non naturale nei fedeli. Questa è una indicazione preziosa per realizzare chiese nuove sempre più aderenti a questa idea della concelebrazione tra fedeli e sacerdote”.

L’operazione di Paolo Portoghesi a Lamezia Terme è riuscita. In parte. Nuovo luogo, campanili e interno rispettano i primi concepimenti dell’architetto. Non si può dire la stessa cosa, per esempio, sui materiali che caratterizzano la facciata principale. La pietra che caratterizzava le simulazioni virtuali del progetto è stata sostituita da pannelli metallici che rendono ancora più imponenti i due campanili in acciaio “arruzzato”, così simpaticamente definito da molti che sono accorsi alla inaugurazione di un’opera certamente importante per il territorio tutto.

Progetto: Paolo Portoghesi
Liturgista: mons. Cosimo Damiano Fonseca
Opere d’arte: Paolo Borghi, Erio Carnevali, Luigi Frappi, Rita Rivelli
Strutture Ing. Odine Manfroni, Acustica Prof. Ing. Livio De Santoli, Collaboratori: Marco Basili, Antonio Benedetti, Franco Bucarelli, Roberto Chiatti, Andrea Di Franco, Maria Ercadi, Pierluigi Pedicelli, Angelo Severini.

 

 

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