Novel pain therapeutics: From basic research to Clinical translation and rehabilitation” è il tema del convegno che si terrà dal 23 al 25 ottobre 2019 presso l’University Club dell’Università della Calabria per discutere del dolore cronico e intermittente che provoca sofferenza, disabilità e grave perdita economica per la società. Il congresso è organizzato nell’ambito dell’accordo di collaborazione scientifica siglato fra la Tohoku Medical and Pharmaceutical University (Sendai, Giappone), la Daiichi Pharmaceutical University (Fukuoka, Giappone) e l’Università della Calabria (Rende, Cosenza, Italia).

 

L’evento ospiterà circa venti scienziati provenienti da Università di diverse città giapponesi, fra le quali Tokyo, Sendai, Wakayama, Fukuoka ecc. che incontreranno altrettanti ricercatori di calibro internazionale. Il congresso è organizzato sotto l’egida delle Società italiana e giapponese di farmacologia (Sif & Jps) e la Società italiana di Riabilitazione Neurologica (Sirn).

I meccanismi del dolore cronico e le cure

Il dolore cronico colpisce circa dal 30 al 50% della popolazione mondiale e quasi il 20% degli europei soffre attualmente di dolore cronico o intermittente provocando sofferenza e disabilità e grave perdita economica per la società. Si stima che in Italia la prevalenza del dolore sia del 21,7% e solo 1/3 dei pazienti riceva sollievo tramite gli analgesici attuali, come i farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans), gli anestetici locali, alcuni antidepressivi ed anticonvulsivanti, tra cui carbamazepina e gabapentin, gli oppiacei.

Il convegno all’Unical tratterà i progressi nella comprensione dei meccanismi che producono dolore e che hanno rivelato nuovi potenziali bersagli terapeutici per lo sviluppo di farmaci più efficaci. La validazione di modelli sperimentali che mimano l'allodinia ha fornito informazioni preziose sui cambiamenti adattativi a lungo termine che si verificano nella trasmissione e nella modulazione del dolore. Alterazioni del potenziamento a lungo termine (Ltp) della trasmissione sinaptica eccitatoria sono state descritte a livello delle regioni spinali e sopra-spinali del sistema nervoso centrale (Snc); a livello cellulare, sono state similmente riportate variazioni a carico dell'attivazione delle vie di segnale post-sinaptico, di geni e prodotti genici, inclusi alcuni che possono generare cambiamenti strutturali permanenti. Il rilascio di mediatori solubili da parte di cellule non neuronali potrebbe svolgere un ruolo importante nell'avvio e nella modulazione dell'attività nei nocicettori afferenti primari; recentemente, è stata anche riconosciuta l'influenza delle cellule gliali del Snc sull'elaborazione del dolore. Le evidenze raccolte finora implicano che nel Snc la glia, modulando la comunicazione sinaptica, può contribuire alla sensitizzazione ed al comportamento correlato al dolore sebbene il loro valore traslazionale rimanga da stabilire. L’applicazione dell’analisi di immagine funzionale (fmri) allo studio del dolore nell'uomo si è rivelata estremamente utile allo studio della modulazione farmacologica dell'attività cerebrale correlata al dolore. E’ stato riportato che, in condizioni che ricapitolano la sensitizzazione che si verifica in corso di dolore neuropatico, il gabapentin ha un effetto anti-nocicettivo misurabile ed un più forte effetto anti-iperalgesico, più evidenti nelle aree cerebrali che vanno incontro a deattivazione, supportando così il concetto che il gabapentin sia più efficace nel modulare la trasmissione nocicettiva quando è presente la sensitizzazione centrale.

 

Il trattamento del dolore severo si basa sull'uso di oppioidi che, com’è noto, sono potenti analgesici con sfavorevoli caratteristiche farmacodinamiche e di sicurezza che, nonostante gli sforzi della ricerca, ne impediscono l’uso ripetuto. Infatti, dipendenza, astinenza e diversione possono derivare da prescrizione inappropriata (vedi le linee guida del Cdc per il trattamento del dolore non correlato a cancro). Tra le condizioni di dolore cronico più invalidanti, una delle sfide più difficili è rappresentata dall'emicrania. In questo campo, la tossina botulinica è emersa come tool farmacologico importante per lo studio del dolore e lo sviluppo di farmaci biotecnologici (ad es. mAbs) inibenti il segnale indotto dal calcitonin gene related peptide (Cgrp), riaffermando il ruolo fondamentale della ricerca di base nella scoperta dei farmaci.

L’invecchiamento e le condizioni croniche

Una maggiore prevalenza del dolore si registra in corso di invecchiamento (pazienti over 65) poiché questo predispone a condizioni croniche come patologie muscolo-scheletriche, osteoporosi, osteoartrite, diabete, herpes zoster, traumi frequenti, spesso accompagnate da dolore cronico. Inoltre, l'invecchiamento è caratterizzato da una guarigione più lenta e da un più carente recupero dai danni acuti. Questo problema diventa ancora più grave nei pazienti con demenza, a causa delle compromesse capacità di comunicazione che rendono il dolore spesso non diagnosticato e non trattato. Il dolore non alleviato rende ragione dello sviluppo di sintomi neuropsichiatrici della demenza (Bpsd), come l'agitazione, nel 40-60% di questi pazienti; questa viene gestita attraverso l'uso off-label di antipsicotici atipici che aumentano (di circa 2 volte) il rischio di mortalità, mentre le metanalisi di studi clinici randomizzati della Cochrane supportano l'efficacia di alcuni prodotti botanici. Fondamentale è l’impegno neuroriabilitativo per la gestione clinica del dolore cronico come sostenuto dai documenti di consenso sul dolore generati dalla Società italiana di riabilitazione neurologica (Sirn).