Il primo bersaglio scelto dagli attaccabrighe era uno studente italiano. Solidarietà e vicinanza dall'amministrazione comunale
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La ricostruzione dei fatti offerta da Gerardo Duarte, lo studente assalito nella notte tra venerdì 30 novembre e sabato 1 dicembre da un gruppo di cinque balordi, almeno tre dei quali sono già stati individuati dai carabinieri della compagnia di Rende, dove il ragazzo ha sporto denuncia, è chiara: nel mirino degli attaccabrighe, era finito uno studente italiano. Da quella prima aggressione è poi partita la catena di eventi che ha portato ad intervenire prima uno giovane curdo a difesa dell’amico e poi lo sfortunato paraguaiano, che ha avuto la peggio. La matrice razziale del pestaggio è dunque destituita da ogni fondamento.
L'invito in municipio del sindaco Manna
L’intero campus di Arcavacata si è stretto attorno a Gerardo. Dopo quella espressa dal rettore Gino Crisci, è giunta anche la vicinanza del sindacodi Rende Marcello Manna e dell’assessora alle pari opportunità Marina Pasqua. «Lo spirito coesivo che caratterizza da sempre la nostra città e la nostra università – si legge nella nota congiunta dei due amministratori - non deve essere macchiato da messaggi di odio. Ci adopereremo affinché la nostra comunità faccia sentire la propria vicinanza allo studente. Rende deve continuare ad essere terra tollerante in cui i popoli che la compongono possano vivere nel pieno rispetto dei diritti. Inviteremo il ragazzo nel nostro municipio – si conclude il comunicato - non appena si rimetterà: ai messaggi che incitano alla violenza e all’odio rispondiamo con l’inclusione e la democrazia partecipativa».