È Roberto Occhiuto, in una comunicazione dello scorso 5 febbraio, a mettere nero su bianco che «risulta necessaria l’emanazione di disposizioni che disciplinino procedure acceleratorie volte a consentire la rapida costruzione dei nuovi nosocomi». La dichiarazione ha come oggetto la “Dichiarazione di emergenza nazionale di Protezione civile (…) per il superamento del contesto di criticità del sistema ospedaliero della Regione Calabria”. L’atto è il prequel della dichiarazione dello stato di emergenza da parte del governo e, dunque, è la Regione a chiedere l’intervento di Palazzo Chigi. Un provvedimento che sarebbe non subito ma condiviso dall’esecutivo guidato da Roberto Occhiuto. D’altra parte, il provvedimento era previsto anche in un emendamento presentato dal parlamentare Francesco Cannizzaro, poi ritirato, e pubblicato nel fascicolo della Commissione bilancio del 29 gennaio 2025.

Il documento con il quale Occhiuto chiede la dichiarazione dello stato d’emergenza parte da un dato storico: «Circa 20 anni addietro, proprio in ragione dell’impellente necessità di ammodernamento del patrimonio ospedaliero, il Governo aveva proceduto a dichiarare un’emergenza di Protezione Civile volta a colmare le carenze Ospedaliere del territorio calabrese, con lo scopo di realizzare tre dei sette principali ospedali del sistema ospedaliero pubblico, salvo poi giungere alla chiusura di tale emergenza, dopo 6 anni e senza essere pervenuti all’obiettivo, data la complessità scaturita dalla combinazione di un settore delicato, quale quello sanitario, in uno dei contesti territoriali probabilmente più bisognosi e critici, sul piano infrastrutturale, della nazione». Lo stop ai nuovi ospedali pesa ancora oggi come un macigno sulla sanità calabrese.

I “nuovi” ospedali pensati 20 anni fa ormai sono vecchi

Il governatore sottolinea che la sua giunta «ha provveduto a dare nuovo impulso alla ripresa dell’attività di costruzione degli Ospedali ma, alle difficoltà incontrate dalla precedente esperienza Commissariale, si è aggiunta l’inattuabilità dei progetti allora predisposti che risultano ormai superati sul piano tecnico, sanitario ed economico, risalendo a soluzioni di circa 20 anni addietro (fondi riqualificazione Ospedale di Locri risalenti al 2004 e per la costruzione dei nuovi ospedali della Sibaritide, di Gioia Tauro e di Vibo Valentia al 2007)».

Una situazione di impasse che «rende imprescindibile la necessità di aggiornare i progetti ma, al tempo stesso, di massimizzare lo sfruttamento di tutto ciò che negli anni è stato fatto, così da pervenire quanto prima a poter dotare il territorio di tali opere».

L’azione va rilanciata, non fatta ricominciare da zero, anche per evitare di «ingenerare contenziosi che, come spesso accade, non risultano mai funzionali alla riduzione dei tempi di realizzazione delle opere».

Le strutture finanziate con fondi Inail

Non meno importante, per Occhiuto, «è la necessità di procedere rapidamente anche alla tempestiva attuazione della sostituzione, date le criticità che presentano, di alcuni plessi esistenti, già finanziati con fondi Inail da oltre 10 anni, di cui in molti casi non sono state avviate le necessarie procedure preliminari».

Le due direttici – il completamento degli ospedali messi in cantiere 20 anni fa e quello delle strutture finanziate con fondi Inail – assieme al quadro normativo rendono, per il governo regionale, «assolutamente necessario avvalersi di misure eccezionali per superare le oggettive criticità, colmando quindi una carenza sanitaria non più sostenibile».

Tutti gli altri ospedali (tranne il Mater Domini) sono obsoleti

«Le attuali strutture ospedaliere – continua la nota in cui Occhiuto chiede in sostanza lo stato di emergenza – hanno subito negli anni oltre ad una evidente obsolescenza, anche un fenomeno di collocazione delle funzioni negli spazi disponibili, del tutto non idonei, così impattando negativamente anche sul fabbisogno di personale e sull’efficienza delle strutture. Per non dire del comfort assolutamente inadeguato».

A parte l’ospedale Mater Domini di Catanzaro, inaugurato 18 anni fa, «le strutture pubbliche risultano attualmente oltremodo vetuste e la già richiamata sentenza della Corte Costituzione numero 168 del 2021 ha rimarcato il contesto di grave criticità qui rappresentato evidenziando come a fronte dei sacrifici finanziari affrontati dai cittadini della Regione, gli stessi non godono però di servizi sanitari adeguati non essendo stati garantiti livelli sufficienti delle prestazioni erogate dal Servizio Sanitario Regionale». Ospedali obsoleti portano «a una situazione di doppia negatività tra costi e prestazioni, ovvero tra performance negativa nella qualità delle prestazioni e disavanzi privi di coperture risultando sistematicamente meno efficienti anche le soluzioni adottate e, a parità di costi, meno performanti i servizi, incidendo in tal modo anche sui livelli essenziali di assistenza in ambito sanitario nella Regione Calabria».

La richiesta di Occhiuto al governo: «Serve un intervento più rapido»

Il governatore, nelle vesti di commissario della Sanità, chiede un intervento risolutivo, perché «la perdurante carenza di nosocomi moderni costringerebbe a mantenere in essere le criticità sopra esposte in un territorio che», anche alla luce delle carenze infrastrutturali che affliggono i trasporti, vedrebbe ulteriormente acuite le difficoltà del sistema ospedaliero. Serve un intervento rapido e, è la chiosa del governatore, «appare corrispondente all’interesse pubblico definire con ogni urgenza un appropriato quadro normativo che consenta lo snellimento dei processi decisionali attuativi del piano dell’edilizia sanitaria, istituendo procedure più celeri adeguate per soddisfare le ineludibili esigenze in ambito sanitario con particolare riguardo ai contesti territoriali regionali meno organizzati». È, in soldoni, una richiesta al governo. Che oggi ha risposto con la dichiarazione dello stato d’emergenza.