Fanno la spola tra il Palamilone e la spiaggia di Steccato di Cutro i familiari delle vittime del naufragio che non hanno ritrovato i loro congiunti. Accanto a loro, in attesa che i parenti vengano ritrovati, ci sono i tanti volontari delle organizzazioni umanitarie e delle associazioni del terzo settore di Crotone che li stanno supportando soprattutto dal punto di vista psicologico e burocratico.

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«Non possono essere lasciati soli - afferma Manuelita Scigliano, presidente della cooperativa Sabir - perché è giusto che sia permesso loro di piangere su una bara. Per questo chiediamo di attivare al più presto la procedura di raccolta del Dna dei familiari. D'ora in avanti il mare ci consegnerà purtroppo corpi irriconoscibili, e le famiglie non potranno davvero restare qui in eterno. La raccolta del Dna permetterà in futuro di dare a tutti un nome e la dignità che meritano».

Il Dna ai familiari - dicono fonti della polizia - viene prelevato nel caso qualcuno abbia il dubbio che uno dei cadaveri da identificare sia suo parente; ad oggi per i cadaveri non identificati nessuno ha espresso questa volontà.