Come se non bastassero la complessità del progetto, i 15 miliardi di euro necessari che per ora non ci sono,  le proteste degli ambientalisti, i dubbi sulla tenuta in un’area a così alto rischio sismico. Il Ponte che (ancora) non c’è deve fare i conti anche con problemi più “piccoli” ma insidiosi. Come le procedure espropriative, cioè l’iter che consente alla Pubblica amministrazione di acquisire la proprietà di un bene privato in nome della pubblica utilità, in cambio di un congruo indennizzo.

Ponte sullo Stretto, il caso delle espropriazioni

Per costruire il Ponte sullo Stretto, infatti, bisognerà portare a termine migliaia di espropriazioni, che costeranno circa 40 milioni di euro, almeno sulla base di quanto prevedeva il “vecchio” progetto del 2011.

Ma su un costo complessivo di 15 miliardi di euro, sono solo briciole, una manciata di milioni. Paradossalmente, a far più paura sono le procedure espropriative in sé, cioè proprio la produzione e la notifica degli atti nei confronti degli attuali legittimi proprietari di edifici e terreni che dovranno passare di mano per permettere la costruzione della mega opera.

La questione è stata sollevata nel corso delle audizioni che in questi giorni si stanno tenendo nelle Commissioni Ambiente e Trasporti della Camera, riunite in seduta congiunta.

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Tra gli esperti chiamati a offrire il proprio contributo di osservazioni e consigli, anche Luigi Arduini, rappresentante della Geoconsult Service, società che opera nel settore espropriativo da oltre 35 anni. Con lui, Paolo Loro, direttore della rivista giuridica Esproprionline. Che non sarà di certo una lettura adrenalinica, ma riserva inaspettati motivi d’interesse anche per chi non è un operatore del settore.

Espropriazioni per il Ponte con una legge del 1865

È stato proprio Loro, infatti, a sottolineare che in Italia «la procedura espropriativa è ancora imperniata su una legge del 1865, quando le notifiche si facevano a cavallo». Lo stesso anno, giusto per avere un’idea, durante il quale gli Stati Uniti abolirono la schiavitù e Abraham Lincoln venne assassinato. Un quadro normativo antico e farraginoso, che ha subito un leggero restyling nel 2001 con il Dpr 327, che però si è limitato a ricalcare la vecchia legge di 158 anni fa. Con una tale norma, unita a strumenti poco più evoluti del telegrafo, i tempi delle procedure espropriative possono essere biblici.

«Tutto è legato al numero di destinatari delle procedure espropriative - ha spiegato Loro -. Il Ponte creerà sicuramente un grande problema in questo campo, perché soprattutto in Sicilia sono coinvolti centinaia di fabbricati, di case private che devono essere buttate giù, con migliaia di soggetti che devono subire l’espropriazione. Si può dunque immaginare l’entità del contenzioso a cui si rischia di andare incontro». In altre parole, una valanga di cause che potrebbe essere innescata proprio dalle procedure lente e incerte. Sembra impossibile, ma ancora oggi il semplice reperimento degli indirizzi dei proprietari che devono subire un esproprio è ancora un’impresa.
«È il primo grande ostacolo che siamo costretti ad affrontare nel nostro lavoro - ha spiegato Arduini -, perché non esiste una banca dati delle anagrafi comunali a cui abbiamo accesso. Ci dobbiamo recare fisicamente in ogni Comune. E si può immaginare cosa succederà negli uffici comunali quando ci presenteremo con migliaia di nominativi».

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Espropriazioni per il Ponte, andamento lento

C’è poi lo scoglio della notifica: «Siccome la normativa prevede che gli atti espropriativi vengano notificati come atti giudiziari, siamo costretti a recarci in Tribunale, anche in questo caso per migliaia di nominativi». Facile prevedere l’ingorgo quando la giostra partirà.
Ma non è finita qua. Una volta trovato il destinatario giusto e emesso l’atto, questo va materialmente notificato. Come? Una normativa nata quando le automobili non esistevano, non può che prevedere un solo modo: via posta, attraverso la consegna a ogni domicilio della famigerata busta verde che inquieta qualunque destinatario: «Basta che il postino non trovi il nome del destinatario all’indirizzo indicato e tutto salta», aggiunge Arduino. Un’ipotesi tutt’altro che remota, come sa bene chi magari da anni cerca invano di notificare a un proprio debitore un atto esecutivo.

Ponte, l'occasione per cambiare la normativa sulle espropriazioni

Insomma, le procedure espropriative possono essere sabbia negli ingranaggi di una macchina mastodontica, quella per la costruzione del Ponte, che ancora non si è messa in moto. Ma quando e se davvero lo farà, dovrà poter girare senza intoppi.
A vedere il bicchiere mezzo pieno, la costruzione dell’opera - come auspicano Loro e Arduino - può essere anche l’occasione per mettere finalmente mano alla riforma della normativa in vigore, magari utilizzando il testo già approntato nel 2017, ma da allora dimenticato in un sottoscala ministeriale. Procedure interamente telematiche, banche dati accessibili e cassetto online per comunicazioni in tempo reale. Questa la ricetta suggerita dagli esperti. Perché ogni viaggio comincia con il primo passo. E questo è lungo 3300 metri e attraversa il mare.