Un'iniziativa editoriale dietro a cui si cela un grande lavoro. Una produzione televisiva, che ha richiesto un notevole impegno e la passione oltreché le doti di professionisti seri e stimati, prenderà corpo stasera - a partire dalle ore 21.30 - sulla nostra LaC Tv (canale 19 del digitale terrestre a cui si aggiunge la diretta streaming sul sito lactv.it) con lo speciale ciclo di trasmissioni sul primo maxiprocesso alla 'ndrangheta, Rinascita Scott. Un format, ideato e condotto dai colleghi Pietro Comito e Pino Aprile, che si prefigge lo scopo di accendere i riflettori su un evento di portata storica: un procedimento che ha preso le mosse ed è stato istruito sulla base della certosina attività investigativa condotta dal procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri.

Muro di silenzio attorno a Rinascita Scott

Un'idea che ha preso corpo anche alla luce della cortina di silenzio scesa improvvisamente sul processo all'indomani dell'iniziale clamore mediatico suscitato in virtù di cui ha avuto un'ampia eco. Ecco allora persino il materializzarsi di successivi intollerabili tentativi di delegettimazione, finalizzati a strumentalizzare il prezioso lavoro portato avanti dalla Dda del capoluogo che è riuscita a far emergere le unioni incestuose da decenni in atto fra strutturate e assai ben ramificate lobby affaristiche, politica, mondo delle professioni e mafia. Una cappa opprimente da cui la bellissima terra di Calabria viene ogni giorno soffocata.

Il format di LaC ha urtato chi flirta con la 'ndrangheta

L'appuntamento sugli schermi de LaC deve aver però evidentemente infastidito quanti traggono vantaggio dalla circostanza che Rinascita Scott sia trattato alla stregua della polvere da nascondere sotto il tappeto. Considerato come si sia subito notata una certa insofferenza rispetto alla volontà di dargli la più ampia diffusione possibile, sintetizzandone i contenuti principali, a conferma di quanto certi poteri occulti stiano tentando di resistere in ogni modo all'ondata 'purificatrice' in atto, sperando che "passi a nuttata" facendola franca.

La collaborazione di Grande Aracri fa tremare i fiancheggiatori delle cosche

Sta di fatto, però, che alla luce del pentimento del superboss cutrese Nicolino Grande Aracri si annunciano tempi assai duri per i campioni del più bieco farisaismo, nel privato consci di essere colpevoli come il peccato ma pubblicamente candidi come gigli di campo. Gente che ha messo a segno lucrosi affari all'ombra, e sotto la protezione, della più potente consorteria criminale del mondo conoscendo veri e propri boom economici di natura inspiegabile alla luce delle condizioni in cui hanno operato e continuano ad operare.

Garantismo peloso

Le critiche improntate a un certo garantismo peloso, che nulla c'entrano con il diritto alla difesa degli imputati la dicono lunga su quanto pezzi, per fortuna piccoli, della cosiddetta società civile siano schierati da una certa parte. A nessuno, infatti, può nuocere il racconto dei fatti e la conseguente ricerca della verità. A meno che non vi siano interessi particolari da tutelare. Perché, si badi, qui non si sta parlando della mattanza di Erba o dei delitti di Cogne e Avetrana, con relativo plastico in scala esibito nello studio di Porta a Porta, bensì si sta proponendo il racconto - "nudo e crudo" - del più importante procedimento contro la 'ndrangheta. Una 'faccenda' in cui si ipotizza il coinvolgimento di alcuni dei peggiori capibastone di questa Malapianta (tra l'altro già gravati da pesanti condanne ormai esecutive) e di supposti infedeli servitori della comunità e soprattutto dello Stato.

La memoria corta di certi paladini della giustizia

Fa semplicemente sorridere la gratuita accusa di 'spettacolarizzazione' del maxiprocesso alla Piovra calabrese, considerato come sarebbe interessante sapere quale sia il giudizio - finora, guarda caso, peraltro mai espresso su social e affini da determinati soggetti - riguardo a speciali televisivi come quello sul maxiprocesso di Palermo di metà anni Ottanta. La più grande e tangibile eredità lasciata da due indimenticati eroi civili come i compianti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Un documento audio-video della durata di ore e ore, che impreziosisce le teche Rai talvolta riproposto, seppur in parte, in particolare durante i "giorni della memoria" di atroci stragi di mafia come su tutte proprio quelle di Capaci e via D'Amelio messe purtroppo a segno ai danni dei giudici Falcone (con accanto la moglie Francesca Morvillo) e Borsellino oltre alle rispettive scorte. Invece di pensare alla sorte dei 'poveri imputati' oltretutto doverosamente (ci mancherebbe altro) tutelati dalla Costituzione e da tutte le guarentigie che il Diritto appresta loro, sarebbe quindi molto meglio auspicare di poter lanciare presto - anche grazie a Rinascita Scott - il più bello degli urli liberatori: "Fuori la mafia dallo Stato".