Si sarebbero seduti allo stesso tavolo l’ex presidente del Consorzio Tie, Domenico Liso, di Bitonto ed il boss Paolino Lo Bianco di Vibo Valentia. Il Consorzio Tie aveva vinto nel 2003 la gara d’appalto per realizzare il nuovo ospedale di Vibo Valentia in un terreno – secondo il collaboratore Andrea Mantella – su cui avevano interessi pure i Cracolici di Maierato. Il Consorzio Tie si è poi rivelato una “scatola vuota” ed il Tar ha annullato l’appalto (con l’Asp di Vibo uscita vittoriosa in tutte le sedi grazie al supporto legale dell’avvocato Luigi Ciambrone del Foro di Catanzaro) per la costruzione del nuovo ospedale, con Domenico Liso finito nella “bufera” dell’operazione “Ricatto” scattata nel 2005 su indagini dell’allora pm Giuseppe Lombardo e del luogotenente dell’Arma Nazzareno Lopreiato che hanno svelato un giro di malaffare attorno alla costruzione dell’opera pubblica di località Cocari. Nel corso del processo Rinascita Scott è stato il collaboratore Andrea Mantella a svelare diversi retroscena rispondendo alle domande del pm della Dda di Catanzaro Antonio De Bernardo. “Domenico Liso è arrivato a Vibo con una grossa auto e si è incontrato all’interno di un ristorante, in cui aveva interessi anche Nicola Barbacon Paolino Lo Bianco per parlare dei lavori del nuovo ospedale. Alla riunione c’era anche Evalto, il consigliere comunale di Forza Italia imparentato con Lo Bianco. Liso ha chiesto a Paolino Lo Bianco che voleva avere tranquillità sul cantiere dei lavori del nuovo ospedale ed anche io – ha svelato Mantella – promisi che non avrei fatto alcun attentato. In cambio Liso avrebbe ceduto i subappalti all’impresa Evalto”.

Dal nuovo ospedale – mai nato ed i cui lavori sono ancora in corso di realizzazione – al vecchio nosocomio cittadino. Per alcuni lavori all’interno dell’obitorio del nuovo ospedale – ha raccontato Mantella – hanno chiuso un’estorsione i miei due cugini, Salvatore e Vincenzo Mantella. Ad essere preso di mira è stato l’imprenditore Pata, mentre per altro lavoro all’ospedale di Vibo una ditta si è rivolta per la protezione a Pino Raguseo, genero di Cosmo Michele Mancuso, e in questo caso i soldi sono andati pure a Francesco Scrugli, mio braccio-destro”.

I lavori per la chiesa ed il centro commerciale

L’imprenditore Pata, secondo Andrea Mantella, sarebbe rimasto vittima anche di altre estorsioni. Stava realizzando una chiesa fra Vibo e Vena di Ionadi vicino la piscina comunale ed anche altri lavori su corso Umberto a Vibo. Su suggerimento di Gregorio Giofrè di San Gregorio d’Ippona, Francesco Scrugli – ha dichiarato il collaboratore – gli ha fatto trovare sul cantiere una testa di capretto. L’imprenditore Pata della Cooper Poro si è così rivolto a Pino Raguseo e Giovanni Rizzo, detto Mezzodente, figlio di Romana Mancuso, i quali si frequentavano con Scrugli ed è stata così chiusa l’estorsione. Pata ha versato ventimila euro, diecimila sono andati a Raguseo e Rizzo, diecimila a Scrugli. A me, invece, – racconta ancora Mantella – Pata mi ha rifornito di calcestruzzi”.

Con riferimento al centro commerciale Vibo Center – ha dichiarato Mantella – posso affermare che lo stesso è di proprietà di tale Gatto di Cosenza che ha dei supermercati anche in quella zona. Per realizzare la struttura, le imposizioni vennero fatte da Rosario Fiarè e so che ne ha beneficiato anche Peppe Mancuso, detto ‘Mbrogghja. In particolare Fiarè ha imposto chi doveva eseguire i lavori e fare le forniture, ovvero Pannace di San Gregorio, imprenditore del movimento terra vicino ai Fiarè ed a Razionale, la ditta EvaltoFranco Mondella, alias U Zozzu, di Francica, e altri soggetti comunque vicini ai Fiarè ed ai Mancuso”. Secondo Andrea Mantella, a “conclusione dell’opera il titolare è rimasto sotto estorsione da parte di Rosario Fiarè e Peppe Mancuso. Questo lo affermo con certezza – ha spiegato Mantella – in quanto io stesso, essendo questi gli accordi, non ho mai fatto estorsioni al centro commerciale ed ho anche sventato il sequestro di persona di Gatto da parte di gente di San Luca che mi aveva chiesto una mano. Io ne parlai con Rosario Fiarè e lui mi disse di lasciare perdere con il sequestro di persona a Vibo, perché altrimenti avrebbe litigato con Peppe Mancuso”.

Nella deposizione di Andrea Mantella hanno poi trovato spazio le dichiarazioni su Giuseppe Scriva di Vibo, imputato in Rinascita Scott, già testimone di giustizia ed accusato anche dal collaboratore di aver fornito agli inquirenti “solo dichiarazioni a metà salvaguardando me e altre persone di San Gregorio ma soprattutto divenendo il prestanome a Roma dei beni di Saverio Razionale”, la presenza di Paolino Lo Bianco quale socio occulto in una concessionaria di auto di Mario Lo Riggio (pure lui imputato in Rinascita Scott) ed i riferimenti ad altri imprenditori. “I Lo Bianco – ha dichiarato Mantella – mi chiesero di lasciare in pace i Lico, padre e figlio, Santo e Michele, perché avevano un’amicizia storica con i Mancuso ed anche ai Lo Bianco riconoscevano una quota di denaro. Per quanto riguarda, invece, Rocco Farfaglia di San Gregorio d’Ippona era nelle mani di Rosario Fiarè ma anche intimo amico di Razionale e pure io ho preso dei soldi per dei lavori di scavi che stava eseguendo sul tratto di strada Vibo-San Gregorio. L’estorsione è stata chiusa con il contributo di Gregorio Giofrè ed io ho impedito a mio cugino Salvatore Mantella di dare fastidio all’impresa. Per quanto riguarda la frutta, invece, tale Iemma ha avuto problemi con i Pititto-Prostamo di Mileto per un’estorsione. Mario De Rito – ha proseguito il collaboratore – mi riferì che Iemma era in difficoltà per le minacce ricevute da Pititto. In altra occasione, invece, Leoluca Lo Bianco, detto U Rozzu, e Michele Lo Bianco, detto  U Ciucciu, volevano picchiare Iemma per motivi legati alla concorrenza nella vendita della frutta. Sono stato io ad intervenire con Leoluca Lo Bianco per sistemare le cose con Iemma il quale alla fine ha ceduto il mosto per il vino ed i pomodori per la salsa. Antonio Scrugli – ha concluso Mantella – è invece altro imprenditore attivo nel settore della frutta, cugino di Francesco Scrugli ed amico dei Pesce e dei Bellocco di Rosarno. Si prestava a riciclare gli assegni di Gianfranco Ferrante e Pino Barba, detto Pino Presa. Riforniva di frutta i villaggi turistici ed io l’ho indirizzato per questo anche dai Bonavota, mentre nella zona di Tropea si sono intromessi i La Rosa, Antonio o Francesco”.