L’episodio che ha visto protagonista un capo scorta ed una giornalista (LEGGI QUI: Rinascita Scott, fuori programma in udienza fra capo scorta e giornalista) ha dato lo spunto all’avvocato Giovanni Marafioti per chiedere al Tribunale collegiale di Vibo Valentia di rivedere il precedente provvedimento che vieta la messa in onda delle riprese audio-video del processo se non dopo al lettura della sentenza. «A nome di tutti gli avvocati presenti in quest’aula – ha spiegato Marafioti – segnalo la necessità che questo Tribunale adotti un diverso provvedimento in ordine alla pubblicità di questo processo perché il pubblico è una parte necessaria di ogni processo».

«Gradiremmo che il Tribunale rivedesse la sua decisione - prosegue l'avvocato - sulla differibilità della trasmissione delle immagini e dell’audio di questo processo e che l’esigenza di pubblicità del dibattimento andasse anche incontro ad un’altra necessità: quella del controllo democratico di quanto avviene nell’aula di udienza e quindi che il processo penale possa svolgere anche una funzione educativa. Invitiamo quindi il Tribunale a rivedere la propria ordinanza, permettendo alle televisioni di poter trasmettere l’audio-video delle udienze senza quindi che i giornalisti, che al fine di adempiere al diritto-dovere di informare l’opinione pubblica, si vedano costretti ad inventarsi trasmissioni Tv come fatto egregiamente da LaCnews24 con la messa in onda di puntate dedicate al maxiprocesso per aggirare l’ostacolo della messa in onda delle immagini e dell’audio”.

Su tale richiesta, tuttavia, il Tribunale ha ribadito le proprie ragioni sottolineando la necessità di salvaguardare la prova che si forma in dibattimento e quindi evitare che i testi conoscano attraverso la Tv quanto dichiarato nelle precedenti udienze dagli altri testimoni. Tv no, in sostanza, ma carta stampata e giornali on line sì, a proposito di “genuinità della prova”. Per molti una limitazione incomprensibile anche alla luce di quanto deciso per altri processi da altri Tribunali.