Al via, nella nuova aula bunker realizzata nell’area industriale di Lamezia Terme (Catanzaro), il maxiprocesso "Rinascita-Scott" contro i clan della 'ndrangheta del Vibonese. Presente il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri.

Gratteri: «Giorno importante»

Il maxiblitz, si ricorderà, scattò la notte del 19 dicembre 2019 ad opera dei carabinieri con il coordinamento della Dda di Catanzaro guidata proprio da Gratteri: «È un giorno importante perché - afferma - c'è un processo alla 'ndrangheta che vuole dare l'idea di cosa oggi sia la mafia calabrese, non più una mafia di pastori dedita ai sequestri di persona ma una holding del crimine. Per contrastarla, ci deve essere la volontà della politica di apportare modifiche al codice penale. Importante – aggiunge il procuratore - anche la mobilitazione spontanea della gente comune che in questo caso c'è stata. Continuiamo ad essere inondate da denunce».

Presente anche Morra

Anche Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia ha raggiunto l’aula bunker: «Mi ritrovo in aula al momento solo fra gli esponenti politici presenti per l'inizio del processo Rinascita-Scott, un processo importantissimo – commenta - che si celebra in uno stabile inutilizzato, come purtroppo tanti in Calabria, e riconvertito per avere un'aula di udienza funzionale. Non è solo un processo alla 'ndrangheta – aggiunge - ma anche ai colletti bianchi. Come presidente della Commissione parlamentare antimafia era importante oggi essere qui. Oggi le mafie agiscono in silenzio, spesso in rapporti con la massoneria deviata che chi in passato ha provato a contrastare - vedi De Magistris proprio in Calabria - ha pagato a caro prezzo. La mafia intesse relazioni con il potere e per questo è sempre più forte».

Il processo Rinascita

Il processo con rito ordinario vede alla sbarra 325 gli imputati, più altri quattro sotto processo con giudizio immediato (gli avvocati Giancarlo Pittelli e Giulio Calabretta, l’imprenditore vibonese Mario Lo Riggio e l’ex sindaco di Nicotera Salvatore Rizzo) in un troncone che dovrebbe essere riunito al principale.

Dovrebbe, perché per tale ultimo procedimento la Corte d’Appello di Catanzaro ha accolto la ricusazione per incompatibilità del giudice Tiziana Macrì in quanto da gip distrettuale ha autorizzato un’intercettazione nei confronti di uno degli attuale imputati che è però a giudizio con il rito ordinario. Ciò rende quindi il giudice incompatibile funzionalmente. Lo “scenario” che si apre, quindi, è un’astensione dello stesso giudice anche nel troncone ordinario con 325 imputati, naturalmente dopo la costituzione delle parti. Al momento non sono state ammesse le riprese audio-video del dibattimento. L’udienza – così come tutte le prossime a seguire – si terrà nella nuova aula bunker della fondazione Terina nell’area industriale di Lamezia Terme.

Clan alla sbarra

L’inchiesta coinvolse i clan Mancuso di Limbadi e Nicotera, Lo Bianco-Barba di Vibo Valentia, Pugliese di Vibo, Pardea-Camillò-Macrì di Vibo Valentia, Accorinti di Zungri, Bonavota di Sant’Onofrio, Cracolici di Maierato e Filogaso, Mazzotta di Pizzo Calabro, Barbieri di Cessaniti, Fiarè-Razionale-Gasparro di San Gregorio d’Ippona, La Rosa di Tropea.

Parte civile

Si sono costituiti parte civile nel processo la Presidenza del Consiglio ed il ministero dell'Interno nei confronti di tutti gli imputati con l'assistenza dell'Avvocatura dello Stato. Parte civile pure il ministero della Difesa e quello della Giustizia ma solo nei confronti di alcuni imputati. Parte civile pure la Regione Calabria ed una serie di Comuni del Vibonese fra cui il Comune capoluogo, Vibo Valentia, che era presente in aula con il sindaco Maria Limardo e l'avvocato Maristella Paolì.