A quasi due anni dalla partenza del procuratore Nicola Gatteri da Catanzaro, dopo la nomina alla giuda della Procura di Napoli, sul quotidiano il Riformista appare un articolo a firma dell’avvocato Valerio Murgano, componente dell’Unione camere penali italiane, che descrive come un «clima surreale e oppressivo» gli anni in cui il magistrato di Gerace ha retto gli uffici requirenti di Catanzaro.
I toni sono grevi e le accuse sono pesanti. Si parla di una «Giurisdizione che nel combattere la guerra alla ‘ndrangheta ha mietuto vittime civili, considerati un danno collaterale, un male necessario».
Si parla di “metodo Gratteri”, si attacca anche la costruzione dell’aula bunker più grande d’Europa a Lamezia Terme, usando toni come «il “Procuratore” ha persuaso il Ministero della Giustizia a elargire oltre 5 milioni di euro per realizzare, in un valle desolata e paludosa della piana di Lamezia Terme, la più grande aula bunker d’Italia». Un’immagine altamente drammatica quella «valle desolata e paludosa», situata nell’area industriale del Lametino, nella quale, però, è bene ricordarlo, sorge anche un Centro protesi Inail con tanto di persone ricoverate.

La reazione dell’Associazione nazionale magistrati

A questo articolo ribatte la giunta esecutiva di Catanzaro dell’Associazione Nazionale Magistrati. E lo fa, scrive in una nota, per «ristabilire un dato di realtà a fronte di accuse infondate che infangano la Magistratura del Distretto di Catanzaro e danneggiano l’esercizio della giurisdizione in una terra bella e difficile come quella calabrese».
Si fa presente che nell’articolo «è descritta una magistratura giudicante come “non autonoma e appiattita” e la magistratura requirente come “autoritaria”. Queste accuse sono ancora più gravi perché provengono da chi rappresenta l’avvocatura in Consiglio giudiziario; istituzione che richiede assenza di pregiudizio da parte di tutti i suoi componenti».

«Gli aspri toni utilizzati paventano l’esistenza di un sistema di epurazione dei magistrati giudicanti che non hanno tenuto il “capo chino in segno di riverenza nei confronti del divino Procuratore” (che ricordiamo essere ormai in servizio presso altro Distretto da quasi due anni) giungendo a quella che – testualmente – è stata rappresentata come la “sterilizzazione progressiva in misura che mai si è conosciuta in passato” dei principi e dei valori del giusto processo. Tale ricostruzione dei fatti offusca la realtà».

«La giurisdizione calabrese – scrive l’Anm – è retta da magistrati che giungono nel Distretto di Catanzaro da tutte le parti d’Italia e che mettono al servizio dei calabresi il loro fresco entusiasmo e la loro vivace preparazione, forgiata da lunghi anni di studio. I giudici del Distretto di Catanzaro chinano il capo solo per studiare i fascicoli sulle loro scrivanie e nella solitudine delle loro stanze. Nessun condizionamento è mai intervenuto da alcuno. I pubblici ministeri del Distretto di Catanzaro svolgono la loro funzione con dedizione e nell’impegno esclusivo della ricerca della verità: nessuno intende mietere vittime civili. Essi agiscono nel rispetto dei diritti di tutti i soggetti coinvolti e in una condizione di piena parità processuale con le altre parti».

«Nessun congelamento dei risarcimenti»

«Al contrario di quanto segnalato nel testo dell’articolo, nessun congelamento dei risarcimenti per l’ingiusta detenzione è stato mai attuato dalla Corte di Appello di Catanzaro e sul punto è intervenuto anche un preciso comunicato del luglio 2023 dall’allora presidente facente funzioni della suddetta Corte. Respingiamo con fermezza queste macchie che vengono ingiustamente attribuite a lavoratori che tentano, quotidianamente, di offrire un servizio giustizia che tenga al riparo i cittadini dalle gravi carenze, di organico e strutturali, che affliggono i tribunali calabresi».

«Ricostruzione fuorviante per sostenere separazione delle carriere»

Secondo l’Anm di Catanzaro «La fuorviante ricostruzione dei fatti promossa dall’autore dell’articolo è finalizzata a sostenere la riforma sulla separazione delle carriere; tema che merita un confronto leale e sincero, come del resto sollecitato da questa stessa giunta sezionale. Siamo consapevoli che il pensiero espresso nell’articolo non sia rappresentativo della posizione di tutta l’avvocatura nel confronto quotidiano con i magistrati del Distretto. La dedizione al lavoro è il vero e unico metodo che ogni magistrato del Distretto di Catanzaro conosce».