VIDEO E FOTO | Il rinvio oggi a Vibo Valentia in attesa che si definisca l’udienza preliminare a Roma. Le schermaglie tra accusa e difesa. Il dubbio sulla presunta incompatibilità della presidente Macrì dopo il processo Nemea. Dall’applicazione di altri giudici alla denuncia del procuratore Falvo sugli organici scoperti
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È un uomo provato. Lo sguardo si mostra vitreo le poche volte che abbassa gli occhiali scuri sulla mascherina chirurgica. Fino all’alba del 19 dicembre del 2019, quando fu arrestato al deflagrare della colossale operazione Rinascita Scott, Giancarlo Pittelli troneggiava da principe del foro nell’aula di giustizia in cui oggi invece il suo nome viene pronunciato tra gli imputati.
È uno stralcio del maxiprocesso quello atteso al vecchio Tribunale di Vibo Valentia. La sua difesa - gli avvocati Guido Contestabile e Salvatore Staiano - ha chiesto il giudizio immediato «per accelerare la definizione e per staccarne la trattazione da quella degli altri imputati». I pubblici ministeri - Antonio De Bernardo ed Anna Maria Frustaci - puntano invece alla riunione e avanzano una richiesta di rinvio che sarà accolta (al 13 gennaio 2021) dal collegio presieduto dal giudice Tiziana Macrì: l’istruttoria di questo stralcio e quella del probabile futuro maxi (l’udienza preliminare in corso a Roma si chiuderà entro dicembre), spiegano, in pratica sono sovrapponibili.
Non si entra neppure nel merito delle questioni preliminari e tra le parti si ravvisano le prime aspre schermaglie. L’accusa incalza e annuncia che punta alla riunione dei processi. Rinviare è una questione di “economia”: processuale, di tempo, di risorse umane. Un solo Tribunale, un solo processo, una sola istruttoria.
La difesa prova ad arginare con le sue argomentazioni: l’esigenza di una eventuale riunione manifestata dall’ufficio di Procura - dice - non può essere preminente rispetto alla immediatezza del giudizio, diritto dell’imputato che lo ha richiesto.
Non solo Pittelli
E non c’è solo Pittelli che in questa vicenda vede in gioco la sua storia di professionista, politico ed uomo delle istituzioni, oggi accusato di essere stato legato alla ‘ndrangheta e, in particolare, a colui il quale egli stesso definiva - grazie alla sua conoscenza da avvocato - come il capomafia più potente della Calabria, Luigi Mancuso.
L’avvocato Francesco Muzzopappa è il codifensore di Mario Loriggio: interviene in aula per ribadire che l’esigenza di un’immediata definizione del processo assume un valore vitale anche per il suo assistito, la cui vita e la cui famiglia sono stati «devastati da questa vicenda». Loriggio - diversamente dai coimputati Pittelli e da Giulio Calabretta - è detenuto. Anche Salvatore Rizzo è in carcere e si collega in videoconferenza: ex sindaco di Nicotera, ex consigliere provinciale, dipendente della sanità.
Parti civili: gli assenti
Le parti si confrontano in punta di diritto. Il rinvio consentirà agli enti locali tra le parti lese ma assenti (Maierato, Mileto, Filandari, Ricadi, San Costantino, Sant’Onofrio, Tropea, Vibo, Zungri e Prefettura di Teramo) di salvare la faccia e di presentare nei termini la richiesta di costituzione di parte civile alla stregua di chi, invece, c’era ed ha già provveduto: Regione, Provincia di Vibo e Comuni di Stefanaconi, Pizzo, Limbadi e San Gregorio d'Ippone.
Ma, dicevamo, il Tribunale accoglie la richiesta di rinvio formulata dalla Procura e il confronto sulle questioni preliminari, comprese le istanze delle parti civili, si affronteranno in seguito. La decisione del collegio spiega che in alcun modo viene leso il diritto di quanti hanno scelto il rito immediato.
Chi presiederà l’eventuale maxi?
Che si riunisca o meno, Rinascita Scott sarà un processo lungo e durissimo. E non è scontato che a presiederlo sia la presidente Tiziana Macrì, a cui spetta «tabellarmente» e alla quale le difese riconoscono «autorevolezza, indipendenza e serenità di giudizio».
In aula si ventila della esistenza di decreti intercettivi vergati dallo stesso magistrato, quando era a Catanzaro, nel contesto dell’indagine Rinascita, e ciò la renderebbe incompatibile. Di quelle firme, però, al momento, tra gli atti di Rinascita, non si rinviene traccia. Si richiama poi - lo fanno la pm Frustaci, la stessa presidente e le difese - quanto avvenuto all’epilogo del processo Nemea contro il clan Soriano.
Condanna per il boss Leone ed i suoi accoliti: sentenza pronunciata dal collegio presieduto dal giudice Macrì, ma uno dei difensori, ovvero l’avvocato Brancia, aveva spiegato che essendo i Soriano coinvolti in Rinascita Scott quel giudizio di colpevolezza renderebbe il presidente incompatibile con la trattazione del maxi. Qui il problema appare più concreto.
«Se e quando ci saranno eventuali istanze di ricusazione si tratteranno», ribadisce la numero uno della sezione penale vibonese in aula, che mostra nervi saldi. Ricorda come altri grossi procedimenti (Stammer 1 e 2) siano stati riuniti dal suo collegio e si siano chiusi nel volgere di brevissimo tempo.
E alle parti che comunque manifestano il timore di un rallentamento della macchina giudiziaria, Tiziana Macrì replica con fermezza, sostenendo che sono state avviate richieste di applicazione di altri giudici anche da altri distretti per la eventuale trattazione di Rinascita Scott così come di ulteriori procedimenti in corso a Vibo Valentia.
La denuncia del procuratore Falvo
Già, perché la storia, qui, ha insegnato tanto. Ha insegnato che a causa delle incompatibilità dei giudici (vedi il maxiprocesso Genesi) tra dibattimenti rinviati e rinnovati, sono trascorsi lustri.
Ha insegnato che a causa della carenza di organico, sia all’ufficio gip che alla sezione penale, fior di procedimenti si sono impantanati sin dalle indagini preliminari, con ritardi intollerabili nell’evasione di richieste cautelari, personali e reali, sia nelle fasi dibattimentali, con la prescrizione di reati di gravissimo allarme sociale.
Una condizione che, malgrado gli sforzi delle stesse toghe, a Vibo Valentia non sarebbe finora granché mutata, stante la denuncia del procuratore Camillo Falvo che davanti alla Commissione parlamentare antimafia ha reiterato l’allarme sulla carenza di magistrati che continua a penalizzare non solo l’attività requirente ma tutta la macchina giudiziaria.
Il processo che (quasi) tutti vogliono
Rinascita Scott, a questo punto, diventa il processo che si deve celebrare e pure speditamente. Per la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che ha davanti a se il processo di mafia più grande mai istruito da questo ufficio. E per le difese. Forse non tutte, certamente non quelle i cui assistiti magari sperano nella scadenza dei termini di custodia.
Ma alcune vogliono fare presto, almeno quelle che intendono dimostrare l’estraneità dei propri assistiti rispetto all’accusa di aver rappresentato, con il proprio comportamento, parte della metastasi di questa regione e, soprattutto, della sua provincia più disgraziata.