È morto il boss di 'Ndrangheta, Giovanni Tegano. La notizia è giunta in giornata.
82 anni a novembre, Giovanni Tegano è stato per tantissimi anni al vertice dell'omonima cosca operante nel quartiere Archi di Reggio Calabria, vera roccaforte dei più potenti casati mafiosi della città dello Stretto.

Fra i principali protagonisti della seconda guerra di 'Ndrangheta, Giovanni Tegano è riuscito a rimanere latitante dal 1993 fino al 2010, nonostante una condanna all'ergastolo. Un periodo di lungo silenzio, nel corso del quale, tuttavia, il boss è rimasto saldamente al comando della cosca, continuando ad impartire ordini e indicazioni ed a gestire gli affari.

L'arresto nel 2010

È il 26 settembre del 2010, quando i poliziotti della Squadra mobile, guidati dall'allora dirigente Diego Trotta, riuscirono a scovare Tegano in un'abitazione in località Terreti di Reggio Calabria. Poche ore dopo il suo arresto, al momento dell'uscita del boss della questura, una folla si radunò davanti all'ingresso degli uffici della Polizia ed iniziò ad applaudire al boss, ad inviare baci. Una scena che destò enorme scalpore proprio perché avvenuta platealmente e davanti ad un simbolo delle istituzioni che stava riaffermando la presenza dello Stato.

Tegano "uomo di pace"

In quei momenti, una donna urlò "uomo di pace", appellando così il boss. Più tardi, grazie alle dichiarazioni del boss pentito Nino Lo Giudice si seppe che Tegano avrebbe mandato, durante la sua latitanza, più volte dei messaggi per evitare frizioni interne alle cosche, specie in alcuni periodi dove si rischiò un nuovo conflitto armato.

La questione Schimizzi

Qualche tempo prima dell'arresto, all'interno della sua cosca, scoppiò un problema molto serio con il nipote Paolo Schimizzi, reggente del clan nel territorio di Santa Caterina. Secondo le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, che però ad oggi non trovano conferma, fu ordinato l'omicidio di Schimizzi all'interno della stessa cosca, in quanto non avrebbe rispettato le regole di spartizione del denaro, volendo fare di testa propria.

Tegano, dunque, ha attraversato gli anni più caldi dei conflitti mafiosi, riuscendo sempre a venirne fuori rafforzato. Saldo il suo legame con la famiglia De Stefano.
Di recente, nel 2019, il pm Giuseppe Lombardo lo aveva iscritto nel registro degli indagati per l'omicidio del giudice Scopelliti.