Contatti diretti per il traffico di droga anche negli anni passati da come emerge da una conversazione tra due indagati, che parlano pure del disappunto di Patitucci per l'alleanza con gli "zingari"
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Il boss indiscusso della 'ndrangheta di Cosenza, Francesco Patitucci, nel processo abbreviato di Reset, ha spiegato più volte che il clan degli italiani con quello degli "zingari" non ha nulla a che vedere. Esiste, dal punto di vista criminale, una "pax mafiosa" che serve a non calpestare i piedi dell'uno e dell'altro. Il mafioso cosentino, riprendendo le sue parole, lo ha dichiarato in diverse circostanze prima e dopo l'udienza preliminare. In ultimo, la "lezione criminale" con un approfondimento sulla cosiddetta "posata".
Oggi, però, spunta un'intercettazione agli atti dell'indagine Recovery. Si tratta, com'è noto, della nuova inchiesta antimafia coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro (Dda), secondo la quale a Cosenza le due cosche - italiani e "zingari" - sarebbero confederate. Tradotto: commettono reati insieme e detengono una cassa comune, meglio conosciuta come "bacinella", dove vengono versati i proventi illeciti. Soldi sporchi che servono a pagare le spese legali e il mantenimento dei detenuti. Questa, quindi, la teoria dell'accusa.
I collegamenti tra Cosenza e Sinopoli
Nel cuore dell'inchiesta Recovery, emergono anche nuove presunte rivelazioni sui legami tra le cosche di Cosenza e la 'ndrina Alvaro/Violi/Macrì di Sinopoli. Le intercettazioni svelerebbero, secondo i magistrati Corrado Cubellotti e Vito Valerio, dettagli inquietanti su come queste organizzazioni criminali si sarebbero divise il controllo del territorio, con interessi che si estenderebbero dalla parte sud del Tirreno cosentino fino ai comuni più interni.
Secondo quanto riferito da Michele Rende, presunto esponente di spicco del clan Lanzino-Patitucci, la cosca si sarebbe estesa dal comune di Paola fino ad Amantea, con Pietro e Giuseppe Calabria che fungerebbero da referenti principali in queste aree. Tuttavia, Rende, intercettato dalla Dda, chiarisce che la zona nord è dominata dal clan Muto, un'altra famiglia che esercita un'influenza significativa su questa porzione di territorio, che comprende Praia a Mare, Scalea, Cetraro e Acquappesa.
La frase attribuita a Francesco Patitucci
Michele Rende, inconsapevole di essere intercettato, descrive anche la struttura interna della sua organizzazione, ponendo l'accento su Francesco Patitucci e Roberto Porcaro come leader indiscussi del clan. Secondo Rende, Patitucci, appena scarcerato, avrebbe ripreso le redini del gruppo, mostrando un chiaro disappunto per i legami instaurati da Porcaro con i "zingari". Rende riporta le parole di Patitucci: «Roberto aveva mischiato tutto, ma come è uscito Franco ha detto: 'Gli zingari sono una cosa e noi italiani siamo un'altra!'».
La figura di Michele Di Puppo
Un'altra figura rilevante che emergerebbe dall'inchiesta è quella di Michele Di Puppo, che secondo Rende, avrebbe scalato rapidamente le gerarchie del clan, assumendo un ruolo di reggente dopo l'arresto di Patitucci. «Ed ora lui ha preso... ora che se n'è andato lui ha preso bel potere!» dice Rende, descrivendo l'ascesa di Di Puppo. Giuseppe Violi aggiunge: «Si, lo so! Dovevamo andare nelle zone di Vibo... è assai amico con mio zio!». Michele Di Puppo, di recente, ha comunicato la sua decisione di interrompere la "carriera" criminale.
Il potere di Porcaro nel traffico di droga
Durante le conversazioni intercettate, i due soggetti intercettati discutono anche del ruolo di Roberto Porcaro, a cui Rende attribuisce un potere decisionale significativo nel traffico di droga, almeno fino al ritorno in libertà di Patitucci. Violi ricorda i rapporti passati tra Mario "Renato" Piromallo e la sua cosca, specificando che in passato Piromallo avrebbe collaborato con la famiglia Violi per l'approvvigionamento di stupefacenti.
I contatti con i Forastefano
Durante il colloquio "captato" dalla Dda di Catanzaro, Violi fa riferimento a Pasquale Forastefano, detto "o animale", un altro nome emerso nell'operazione di polizia "Kossa". Infine, Violi e Rende ricordano con nostalgia i tempi passati e le modalità con cui si sono spesso incontrati a metà strada, a Lamezia, presso il centro commerciale "I due mari", per scambiare lo stupefacente.