È un tatuaggio, il tatuaggio di una farfalla sbiadita, impressa sotto la pelle di un braccio tozzo e muscoloso, che potrebbe sugellare verità e identità di quel corpo che il mare di Schiavonea ha restituito qualche giorno fa. Quella farfalla potrebbe essere il segno distintivo del boss coriglianese Pietro Longobucco, alias ‘u ianchi i varrili, di cui ormai non si hanno più notizie da più di dieci giorni. Sul cadavere si stanno compiendo gli esami del Dna che daranno certezza sulle generalità dell’uomo.

Si starebbe cercando un altro corpo

Intanto, però, lungo le coste di Corigliano-Rossano, nell’area del coriglianese, si starebbe battendo il territorio in lungo ed in largo per trovare anche un altro corpo. Sono queste le voci che da ieri sera si sussurrano e passano di bocca in bocca, in modo insistente, negli ambienti cittadini. In realtà non ci sono conferme ufficiali ma sono in tanti ad aver notato un frequente via vai di volanti dei carabinieri lungo l’area marina che congiunge il borgo di Schiavonea a contrada Fabrizio. È li che i militari starebbero setacciando.

La paura di una guerra di 'ndrangheta

In città c’è tanta apprensione e paura per il rischio che, in un’area che da tempo non registrava più clamorosi fatti di sangue, possa aprirsi una guerra di ‘ndrangheta. Già, perché il ritrovamento, nei giorni scorsi, del presunto cadavere di Longobucco avrebbe fatto scattare le ricerche di un’altra persona: Antonino Sanfilippo, 31enne con precedenti penali per droga e legato agli ambienti criminali dello stesso boss, del quale non si hanno notizie da quasi una decina di giorni; dallo stesso periodo in cui si erano perse pure le tracce de lu ianchi i varrili. Così come si cerca un furgone, il cui furto era stato denunciato dal giovane prima della sua scomparsa.

Sarà, allora, del trentunenne il corpo che gli inquirenti starebbero cercando? Negli ambienti investigativi le bocche restano cucite e nessuno dice nulla. Le attività di indagini sono affidate alla Compagnia dei carabinieri di Corigliano e coordinate dal Procuratore capo di Castrovillari Eugenio Facciolla. Intanto, il fascicolo dell'inchiesta aperto presso la procura della Repubblica di Castrovillari è stato trasmesso, per competenza, alla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri.