L’ondata migratoria che ha investito la Calabria in questa prima metà del 2022 può essere definita senza possibilità di smentita un’emergenza. I numeri sono lì a testimoniarlo: dall’inizio dell’anno sono più di 3800 i migranti approdati in Calabria, 2140 circa nel reggino e 1650 nel crotonese, le due zone maggiormente coinvolte nel fenomeno. E l’estate non è ancora iniziata. Nel dramma di questa massiccia ondata migratoria merita di essere messo in evidenza il dato dei tanti minori che affrontano anche da soli il Mediterraneo per fuggire da guerre e fame.

Un’emergenza umanitaria e sociale, ma anche economica per tutti quei comuni chiamati a fronteggiare l'arrivo centinaia di profughi che a cadenza quotidiana sbarcano sulle coste della nostra regione. La richiesta d’aiuto del sindaco di Roccella Jonica Vittorio Zito, a metà maggio, al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese dà il senso della portata del problema: «Il ministro venga qui a rendersi conto direttamente di ciò che stiamo dicendo e facendo e che consideri la necessità che il Governo attivi tutti gli strumenti tecnico normativi utili a gestire l'emergenza migranti. Tra poco non saremo più in grado di comprare l'acqua da dare ai migranti e che non saremo in grado fornire i pasti».

Un appello raccolto da molti esponenti politici e delle istituzioni calabresi, non ultimo quello del presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso: «Il Governo e in particolare la ministra Lamorgese, prestino attenzione ai numeri impressionanti degli arrivi dei migranti in Calabria».

D’altronde, proprio il prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani, il 29 aprile scorso aveva messo in guardia su quello che sarebbe successo da lì alle prossime settimane: «Sappiamo che sarà una stagione molto lunga e complicata, le condizioni meteo agevoleranno altri approdi, ed è compito nostro organizzare al meglio la macchina organizzativa. Già i numeri sono superiori a quelli degli anni precedenti e se il trend sarà confermato dobbiamo farci trovare pronti ad affrontare la situazione per assicurare un’adeguata sistemazione in poco tempo a queste persone».

La gestione dei migranti giunti sul suolo calabrese è demandata quasi esclusivamente ai comuni, in molti casi piccoli centri con risorse limitate, coadiuvati dalla protezione civile e associazioni di volontariato.

Un passo in avanti nell’apporto logistico e finanziario è arrivato dalla stessa ministra Lamorgese nel corso dell’incontro avuto con il sindaco di Roccella Vittorio Zito e il prefetto di Reggio Massimo Mariani: «La titolare del Viminale – si legge nella nota diramata alla fine del vertice – ha assicurato il massimo sostegno nei confronti dell’amministrazione di Roccella Jonica e, in generale, degli enti locali della costa jonica reggina interessati dall’intensificazione del flusso di migranti. È stato confermato l’impegno alla realizzazione di un “hot spot” nella struttura già individuata a Roccella, per la quale il Comune ha già redatto la relativa progettazione. È stata altresì condivisa l’esigenza di assicurare il rapido rimborso degli oneri finanziari sostenuti dai Comuni, ed in particolare da quello di Roccella Jonica, per assicurare la primissima accoglienza dei migranti. Il ministero dell’Interno valuterà, inoltre, la possibilità di svolgere in via diretta una parte dei servizi destinati ai migranti che sbarcano, sollevando dai relativi oneri finanziari gli enti locali interessati. Il ministro Lamorgese continuerà a seguire con grande attenzione l’evoluzione della situazione».

Il pattugliamento delle coste e il salvataggio di centinaia di vite sono affidati alla guardia di finanza, unica forza di polizia nazionale con competenza operativa sul mare, e agli uomini della guardia costiera. Le Fiamme gialle calabresi dall’inizio dell’anno hanno sequestrato 21 imbarcazioni entrare nelle acque territoriali italiane e sul totale di 51 trafficanti segnalati all’autorità giudiziaria nel corso dei servizi, 29 responsabili sono stati individuati dai militari della guardia di finanza e 22 nel corso di indagini congiunte con altre forze di polizia. «L’attività di servizio – scrivono i finanzieri - ha consentito di arrivare alla condanna dei trafficanti a pene detentive superiori ai tre anni di carcere, unico fattore disincentivante del traffico illecito» di esseri umani.