Nel corso dell’udienza, il presunto boss di Zungri ha chiesto la parola preannunciando che i suoi legali avanzeranno la richiesta nei confronti del presidente del collegio
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Al termine della prima udienza dibattimentale, Giuseppe Antonio Accorinti ha chiesto la parola. Il presunto boss di Zungri, condannato a 30 anni nell’ambito del processo Rinascita Scott, e all’ergastolo per omicidio nel troncone dello stesso procedimento, è ora imputato in un nuovo maxi-processo: Maestrale Carthago che la Dda di Catanzaro ha istruito contro la ‘ndrangheta vibonese. L’imputato, collegato dal carcere dell’Aquila in video conferenza con l’aula bunker di Lamezia Terme, si è rivolto direttamente al presidente del collegio, Giulia Conti, per annunciare che ne chiederà la ricusazione.
Seduto al centro di una stanza, con un malloppo di documenti davanti, Peppone Accorinti ha cominciato a parlare a raffica, smozzicando le parole, tanto che il presidente Conti è stata costretta a interromperlo: «Mi scusi, la sto interrompendo. Può ripetere? Non ho capito nulla».
Si comprende la parola «ricusazione». «Se ho capito bene – dice il giudice – lei anticipa che poi, per mezzo dei suoi difensori, avanzerà la ricusazione nei miei confronti».
La parola spetta, ora, ai legali dell’imputato.