Rispolverato il reato dell'offesa a una confessione religiosa per il sacerdote milanese don Mattia Bernasconi che ha celebrato il rito in acqua con un materassino per altare. Eppure ne succedono di cose ben più gravi in Calabria
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Non sfugge proprio nulla alla Procura di Crotone dove si sono presi la briga di resuscitare un reato ai più sconosciuti, offesa ad una confessione religiosa, per perseguire don Mattia Bernasconi, il sacerdote macchiatosi della grave colpa di aver celebrato l'eucarestia in mezzo al mare.
La nota alla stampa
Per inciso, la Procura ha pure comunicato l'iniziativa alla stampa con una nota, tanto per sciogliere subito il dubbio che quella del magistrato non sia affatto una operazione mediatica ma solo di carattere giudiziario. E pazienza se, di primo acchito, sembra destinata a risolversi in una bolla di sapone. Certo, officiare la Santa Messa davanti la spiaggia, è apparsa una pratica singolare e qualcuno nelle sfere della Chiesa non ha mancato di storcere il naso, richiamando la solennità della liturgia che richiede precisi riti e simboli da rispettare. Ma da qui a scomodare la Digos per condurre una indagine ce ne corre.
Indagine obbligatoria
Tanto più che più volte abbiamo assistito a ben altre tipologie di reato consumate tra le sacre mura degli edifici di culto sui quali i tribunali hanno taciuto e le curie si sono limitate a procedure di trasferimento di pastori in altre parrocchie. Comunque, spulciando nelle pagine della cronaca locale, nel palazzo di giustizia non faticheranno ad individuare qualche altra violazione da imputare, seguendo il forte e ineludibile richiamo della obbligatorietà dell'azione penale: dallo sfruttamento dei lavoratori nei campi e nelle strutture turistiche all'inquinamento ambientale, agli abusi edilizi fino alle carenze dei presidi sanitari. Di sicuro avranno letto anche la notizia delle condizioni del pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni di Dio: faceva talmente schifo che alcuni cittadini indignati si sono offerti di ripulirlo a proprie spese.