La Corte d'Appello di Catanzaro ha accolto la richiesta della Dda e dunque non sarà il giudice Tiziana Macrì a presiedere il collegio del Tribunale di Vibo Valentia nel processo Petrolmafie che mira a far luce sugli affari dei clan con il petrolio, ma anche sui condizionamenti sull’ente Provincia di Vibo.

L'incompatibilità

Nell'udienza del 13 dicembre scorso, lo stesso giudice Tiziana Macrì aveva dichiarato di aver già depositato una richiesta di astensione al presidente del Tribunale di Vibo Valentia, Erminio Di Matteo, che quest'ultimo aveva però respinto. In particolare la dottoressa Macrì riteneva Petrolmafie una costola dell’inchiesta Rinascita Scott e, a tal proposito, la Corte di Cassazione si era già espressa certificando il profilo di incompatibilità. In sostanza, quando ricopriva il ruolo di gip distrettuale a Catanzaro aveva disposto dei decreti di intercettazione richiamando nel merito l'associazione mafiosa contestata con l’inchiesta Rinascita-Scott.

La Dda, rappresentata dal pm Antonio De Bernardo, aveva ribadito nella richiesta di ricusazione che «la dottoressa Macrì ha espresso un giudizio di gravità indiziaria in ordine all'esistenza delle articolazioni di 'ndrangheta tra loro collegate operanti nei territori di Limbadi, San Gregorio d'Ippona, Sant'Onofrio e Zungri». Per i giudici della Corte d’Appello valgono le stesse ragioni che hanno portato all'incompatibilità del giudice Tiziana Macrì nel processo Rinascita Scott. Toccherà ora al presidente del Tribunale di Vibo Di Matteo individuare un nuovo presidente per il Collegio giudicante del processo Petrolmafie. Restano al loro posto, invece, i giudici Roberta Ricotta e Laerte Conti.

Il processo Petrolmafie

Nel processo risultano imputate 54 persone accusate, a vario titolo, di associazione di stampo mafioso, estorsione, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita in attività economiche, intestazione fittizia di beni, evasione delle imposte e delle accise mediante l'emissione e l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, contraffazione utilizzazione di documenti di accompagnamento semplificati. Fra gli imputati anche il presidente della Provincia di Vibo Valentia, Salvatore Solano, accusato dei reati di corruzione, estorsione elettorale e turbata libertà degli incanti, in quest’ultimo caso con l’aggravante mafiosa.