VIDEO | Morì il 16 agosto scorso per un improvviso malore in un lido balneare dopo un diverbio con alcuni bagnanti sorpresi a gettare dei rifiuti in mare
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L’intitolazione di una strada alla memoria di Antonio Carbone è l’omaggio della comunità di Paola nei confronti del maresciallo maggiore dei carabinieri deceduto nell’agosto scorso, in spiaggia, colto da un malore fatale a soli 56 anni, dopo una discussione con i vicini di ombrellone, redarguiti per aver gettato in mare alcuni mozziconi di sigaretta.
In servizio in Piemonte, alla tenenza di Ciriè, aveva mantenuto saldo il legame con la propria terra dove rientrava spesso per trascorrere le vacanze. Davanti a quel gesto profondamente maleducato, un vero e proprio sfregio per l’ambiente, l’indignata ma garbata reazione era stata per lui, quasi naturale, al di là dell’appartenenza all’arma. Un comportamento coerente con quei valori di civiltà e rispetto del bene comune evidentemente diffusi soltanto a macchia di leopardo nel nostro Paese.
«È stato un bravo carabiniere ma soprattutto, in questa tragica occasione, è stato un bravo cittadino. E da persona perbene ha esercitato in pieno proprio le funzioni di cittadino, cercando con gentilezza e modi urbani di far notare alle persone vicine a lui che stavano avendo un comportamento sbagliato – ha sottolineato il colonnello Agatino Saverio Spoto, comandante provinciale dei carabinieri presente all’iniziativa insieme al tenente Marco Pedullà, alla guida della locale compagnia.
«Le conseguenze sono state drammatiche – ha aggiunto - ma non dobbiamo dimenticare questo esempio di virtù civica che adesso rimarrà per sempre vivo grazie alla città di Paola che ha voluto dedicare una via alla memoria del nostro collega».
Presenti le massime autorità locali, alla cerimonia, benedetta da padre Francesco Trebisonda, correttore provinciale dell’Ordine dei Minimi francescani, sono intervenuti anche il fratello Vincenzo, la sorella Maria Rosaria, due dei tre figli, Mattia e Valentina.
Il dolore è ancora vivo, questa morte assurda è dura da accettare, ma non c’è risentimento nel cuore dei familiari. Solo pietà: «Non proviamo né odio, né rancore – afferma Vincenzo Carbone - Con questa intitolazione l’amministrazione di Paola, città natale di Antonio, interpretando i sentimenti della collettività ha attribuito un riconoscimento che non può restituirci la vita del nostro amato congiunto, ma che per noi familiari è significativo anche per il messaggio che racchiude e cioè che mio fratello è morto nell’esercizio delle sue funzioni di essere umano. Ecco, questa strada dovrà ricordare a noi tutti di non perdere l’umanità verso il prossimo e verso l’ambiente che ci circonda».
Deceduto nell’esercizio delle sue funzioni di essere umano è anche l’incipit del messaggio contenuto in una targa donata dall’amministrazione di Paola ai figli del carabiniere. “Fulgido esempio – si legge poi nel testo – di attaccamento al dovere e al rispetto dell’Arma e per la Collettività, sempre rappresentate con dignità ed onore”. Affiancato dalla presidente del Consiglio comunale, Maria Pia Serranò, il primo cittadino Roberto Perrotta ha parlato di «seme messo a dimora, con l’auspicio che soprattutto i giovani possano guardare a questa vicenda con la dovuta attenzione. Il tributo nei suoi confronti era doveroso e necessario».