Diversi gli indagati che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. L’indagine ha portato al fermo di 12 soggetti ritenuti appartenenti alle cosche Scalise e Mezzatesta
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Interrogatori di garanzia stamattina per alcuni degli indagati dell’operazione Reventinum. L’indagine, condotta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Catanzaro e coordinata dal Procuratore Nicola Gratteri, e dal Sostituto Elio Romano, ha portato al fermo di 12 soggetti ritenuti appartenenti alle Scalise e Mezzatesta e responsabili di associazione di tipo mafioso e, a vario titolo, di estorsione, sequestro di persona, violenza privata, danneggiamento a seguito di incendio, detenzione illegale di armi, aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose.
A non rispondere davanti al Gip sono stati Pino Scalise, difeso dagli avvocati Piero Chiodo e Antonio Larussa, Salvatore Domenico Mingoia, affiancato dai legali Piero e Rolando Chiodo con interrogatorio svoltosi nel carcere di Ivrea. Per entrambi gli imputati i legali hanno eccepito la nullità dell’interrogatorio di garanzia e dell’udienza di convalida del fermo. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere anche Luciano Scalise e Angelo Rotella, difesi dall’avvocato Larussa, e Andrea Scalzo, difeso da Luciano Canzoniere.
A rendere invece dichiarazioni spontanee al Gip Eugenio Tomaino, difeso dagli avvocati Antonio Gigliotti e Ortenzio Mendicino; Giovanni e Livio Mezzatesta, difesi dai legali Antonio Gigliotti e Pittelli; Vincenzo Mario Domanico, difeso dall’avvocato Stefano Nimpo. A rispondere ieri al Gip Ionela Tutuianu, difesa sempre dall’avvocato Gigliotti.
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