Gianfranco Ramundo è tornato in libertà. A stabilirlo è stato questa mattina il tribunale del Riesame di Catanzaro, a cui i legali di Ramundo nei giorni scorsi avevano inoltrato istanza di scarcerazione. Il Riesame ha concesso la libertà anche a tutti gli indagati dell'inchiesta "Merlino" finora rimasti in cella, mentre a Michele Fernadez, figura centrale dell'inchiesta, sono stati concessi i domiciliari. 

Lo sciopero della fame

Gianfranco Ramundo, sindaco sospeso del Comune di Fuscaldo, torna il libertà dopo 11 giorni di detenzione e 9 di sciopero della fame. La protesta era cominciata a due giorni dall'arresto, avvenuto all'alba del 5 novembre scorso, per ribadire la sua estraneità ai fatti contestati dalla magistratura, che gli sono valsi l'accusa di falso ideologico.

«Un'ingiustizia, un atto lesivo della libertà di un persona innocente», con queste parole Ramundo aveva bollato la sua permanenza in carcere. Così, poco dopo, aveva completamente smesso di mangiare, soprattutto per mostrare il disappunto nei confronti di un clamore mediatico a suo dire intollerabile. «Mi trovo qui a causa di ordinanze contingibili ed urgenti firmate per consentire la gestione del depuratore - aveva fatto sapere tramite i famigliari -, in attesa dell'espletamento di un bando europeo, che, per vicissitudini burocratiche, che ho avuto già modo di illustrare e spiegare in sede di interrogatorio, non poteva essere redatto nei tempi sperati».

«Ho sempre servito il mio paese»

Una rabbia incontenibile, quella dell'esponente di Italia del Meridione: «Sono stato il primo a compiere sacrifici nel momento del bisogno e nel momento in cui abbiamo dovuto affrontare il dissesto finanziario - aveva fatto sapere in ultimo dalla sua cella -. Ho rinunciato alle indennità, ai rimborsi, ho spesso pagato di tasca mia pur di far risparmiare il Comune. Sotto l'aspetto economico ci ho perso, altroché. Ed è tutto alla luce del sole». 

 

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