Si è concluso con una condanna a tre anni di carcere il processo, svoltosi con il rito abbreviato, dove era imputato Giovanni Tegano, giovane nipote dell’omonimo storico boss di Archi, quartiere alla periferia Nord di Reggio Calabria. L’imputato è stato riconosciuto dal gup, all’esito del processo, colpevole del reato di violenza privata aggravata dalle modalità mafiose. In particolare il ventiquattrenne la notte del 28 maggio del 2017 aveva aggredito, dinnanzi ad un noto bar della movida reggina, un  giovane “reo” di avergli detto di andare piano con l’automobile. Quella sera Tegano junior era a bordo del veicolo insieme ad altri quattro giovani e aveva impattato la ruota contro il marciapiede. Secondo le indagini, sarebbe sceso dall’auto e infastidito dalla parole pronunciate dal coetaneo con un atteggiamento minaccioso avrebbe affermato: “Non sai chi sono io? Sono Giovanni Tegano”. Frasi che per la Procura Antimafia retta da Giovanni Bombardieri, e per il pm Walter Ignazzito, titolare dell’inchiesta, si contestualizzano in un vero e proprio comportamento mafioso. 

 

Dopo aver inveito, Tegano sarebbe arrivato persino a spingere contro il collo della vittima, la chiave dell’auto provocandogli delle lesioni. Le violenze, stando alle indagini condotte dagli agenti della Squadra mobile della Questura reggina, sono consistite anche nel fatto che il giovane è stato anche costretto a non allontanarsi dal posto per un successivo confronto con Tegano e nell’impedirgli di utilizzare il proprio telefono cellulare. Circostanza che gli inquirenti hanno appreso anche grazie ad una serie di testimonianze e ai filmati registrati dalle telecamere della zona. La vicenda poi, aveva rischiato di degenerare ulteriormente perché Tegano junior , una volta appreso che il giovane stava per contattare le forze dell’ordine, ha tentato di colpirlo con schiaffi e pugni. Dettagli tutti supportati dalle riprese video e che hanno permesso di fare luce sulla vicenda. 

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