Aggredì un giovane perché gli disse di andare piano con l'auto. L'episodio portò all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari
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Aveva aggredito un giovane, colpevole di averlo rimproverato perché guidava a velocità eccessiva, rischiando di investirlo, mentre si trovava davanti ad un locale della "movida" reggina. É il motivo per il quale la Corte d'appello di Reggio Calabria ha confermato la condanna a tre anni di reclusione per violenza privata aggravata inflitta in primo grado a Giovanni Tegano, di 23 anni, nipote ed omonimo di uno dei boss storici della 'ndrangheta reggina.
A subire le conseguenze dell'aggressione da parte di Tegano era stato Francesco Meduri, avvocato di professione, che si trovava nei pressi del locale davanti al quale il nipote del boss sopraggiunse con la sua auto a velocità ritenuta elevata dal giovane, suscitando la reazione di quest'ultimo, che si trovava in compagnia della fidanzata. Tegano, sceso dalla propria automobile insieme ad altri quattro giovani, dapprima si rivolse a Meduri gridando "Non sai chi sono io? Sono Giovanni Tegano" e poi lo aggredì. L'episodio portò all'esecuzione nel giugno del 2018 di un'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari a carico di Giovanni Tegano.
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