Boss emergente in casa propria, killer spietato soprattutto in trasferta. È il 26 settembre 2016. Davanti al procuratore aggiunto di Catanzaro Giovanni Bombardieri e al pm antimafia Elio Romano, Andrea Mantella (che ha scelto di “saltare il fosso” e collaborare con la giustizia nell’aprile del 2016) racconta un nuovo capitolo della sua carriera criminale.

«Praticamente mio cognato era Pasquale Giampà, il fratello del Professore, è stato ucciso diciamo…». Già, Pasquale Giampà, il fratello di Francesco Giampà, alias “Il Professore”, lo storico fondatore dell’omonimo clan di Nicastro, da anni detenuto per una serie di condanne definitive. Proprio in ragione del rapporto di affinità con il più potente casato mafioso lametino, l’attuale “gola profonda” vibonese che potrebbe mandare all’ergastolo decine di ex sodali, avrebbe sparato per uccidere più volte. E avrebbe compreso e saputo anche perché altri uccidevano: «So che ad esempio i Vallelunga e Rocco Anello gli facevano dei favori ai Iannazzo per fare degli omicidi su Lamezia e viceversa i Iannazzo andavano nel Vibonese a fare degli omicidi per conto degli Anello e dei Vallelunga. I Iannazzo intrattenevano dei rapporti nel Vibonese in particolare con il gruppo degli Anello di Filadelfia – fa mettere a verbale Mantella – con Damiano Vallelunga e con i sangregoresi, ma pure con i Mancuso».

 

Un legame, quello con i Mancuso, che secondo il collaboratore di giustizia vibonese avrebbe permesso al clan Iannazzo di Sambiase di partecipare alla spartizione di alcuni lavori per la costruzione di un villaggio turistico al confine fra le province di Vibo e Catanzaro e ricadente nel territorio comunale di Pizzo Calabro. «I Iannazzo sono una famiglia di mafiosi - spiega Mantella al pm antimafia Elio Romano - con competenza territoriale nella zona che va da Sambiase sino alla nuova Sir, sino a Nocera ed a Falerna. Tutti noi la conosciamo come una famiglia mafiosa dedita all’usura, all’estorsione, all’imprenditoria e poi so attraverso i miei parenti che hanno fatto parecchi omicidi contro i Torcasio».

Pagine di verbali in gran parte ancora omissati, quelle del collaboratore di giustizia vibonese, che riportano all’origine della guerra di mafia tra i Giampà e i Torcasio, sulla quale il clan Iannazzo non si sarebbe fatto scrupoli a soffiare. Una guerra di mafia nella quale cadde, appunto, anche suo cognato, Pasquale Giampà sospettato di avere avuto un ruolo nell’omicidio di Giovanni Torcasio.

 

«Invece mio cognato in realtà non c’entrava niente - sottolinea Mantella - su questa situazione qui e i suoi fratelli hanno poi chiamato uno di Siderno per farlo eliminare questo cognato mio a pagamento». Chiede a questo punto il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Giovanni Bombardieri: «Quindi era un killer di Siderno»? E Mantella di rimando: «Sì, Nicola Paciullo». Si tratterebbe dello stesso sicario del clan Cataldo di Locri già condannato per un altro omicidio eccellente consumato a Lamezia Terme, quello dell’imprenditore 71enne Antonio Perri, assassinato il 10 marzo del 2003. Le rivelazioni del collaboratore di giustizia, Andrea Mantella, raccolte dal procuratore Giovanni Bombardieri e dal pm della Dda di Catanzaro, Elio Romano promettono quindi di aprire scenari dirompenti sull'asse Vibo-Lamezia Terme