A chi poteva essere intitolata la rappresentanza territoriale di Torre Annunziata delle Agende Rosse (il movimento costituito in Italia dal fratello dell’eroico giudice Paolo Borsellino, Salvatore) se non al compianto nostro collega Giancarlo Siani? E chi potevano intervistare i suoi attivisti (tramite Salvatore Aulicinio Mazzei) per un’ora abbondante, di fatto celebrando il primo evento pubblico, se non il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, soprattutto in un momento ‘caldo’ come questo? Domande e risposte che, pur incentrate su un tema stradibattuto, sono state nient’affatto scontate.

La riprova in quanto ha ribadito lo stesso alto magistrato in uno dei tanti passaggi della chiacchierata fiume: «Io resterei in Calabria per sempre. Ho voluto fortemente lavorare qui e, pur essendomi piazzato in buona posizione al concorso, quindi potendo scegliere la sede in cui svolgere le mie mansioni, sono andato a a Locri a 9 chilometri da casa (come noto, è nato e vissuto a Gerace, ndr). E nel prosieguo della carriera mi sono spostato non molto lontano: da Reggio a Catanzaro al massimo. Il sogno sarebbe quindi di restare qui, avendo rinunciato a stipendi anche tripli rispetto a quello percepito e a posti bellissimi per non allontanarmi dalla Calabria. C’è però, anche per me, un limite insormontabile: l’espletamento di incarichi direttivi e semidirettivi in Magistratura non possono durare al di là degli otto anni di permanenza in una Procura e io sono arrivato già a cinque nell’attuale. Cercherò tuttavia di restare il più possibile. Ma il futuro non lo conosco. Al di là di tutto, però, una cosa ve la posso assicurare: abbiamo ancora tante cose belle e importanti da fare. E le realizzeremo a breve».

La corruzione in magistratura

«La corruzione è un fenomeno umano ed è diffusa ovunque”» afferma il procuratore compulsato dalle domande dell’intervistatore: «Nel nostro Paese ci sono 10mila giudici e la stragrande maggioranza è fatta di persone perbene. Ma la corruzione è un fenomeno umano e come tale è diffusa in tutta Italia e nel resto del mondo. Bisogna solo valutarne le percentuali. Ecco perché è strano stupirsi per il caso Palamara. Molti ingranaggi del suo Sistema erano note, anche se adesso parecchi fingono di meravigliarsi di un certo comportamento, salvo dimenticarsi che essendo stato in organi collegiali non agiva in totale autonomia. Anzi. Passerei poi, relativamente alla cosiddetta società civile, al vaglio di quelle inspiegabili posizioni economiche di personaggi di cui nelle piccole realtà di provincia si sussurra che abbiano ‘la moglie ricca’ mentre si nasconde il loro status di delinquenti, ‘mazzettari’ o fiancheggiatori della malavita. Comunque sia, io purtroppo non ho sposato una donna facoltosa e mi chiedo allora come quanti ufficialmente guadagnano al pari, o addirittura meno, di me riescano ad avere un tenore di vita triplo rispetto al mio. Parlo di auto di lusso, orologi da 20mila euro, vestiti firmati e così via. La questione è purtroppo semplice: i capimafia non sono in grado di fare riciclaggio ad alto livello. Al massimo comprano costosissimi beni immobili e mobili, ma mai arrivando a perfezionare gli investimenti sofisticati che compiono grazie all’appoggio del mondo delle professioni. Si tratta di un meccanismo che attraverso una rete di colletti bianchi e operatori economici in mano alla criminalità organizzata sono in grado di riciclare miliardi di euro. E questa è la cosa più triste. Perché si delinque non per stato di necessità, bensì per mera ingordigia. Si lavano insomma montagne di soldi, pur conoscendone la provenienza mafiosa. Un atteggiamento intollerabile. Riguardo alla massoneria posso infine parlare della dote ‘ndranghetista, una sorta di grado, conferito ai santisti, boss di alto rango a cui era permesso detenere la doppia affiliazione. Non aggiungo altro, considerato come io parli solo con le carte non prestando il fianco a soggetti borderline che mentre conducono affari illeciti, compiendo reati gravi, si atteggiano a vittime o a persone immacolate».

La "golosa torta" del Covid

«Molti imprenditori corrotti e prestanome vari – spiega il dottor Gratteri ad Aulicinio Mazzei e a chi segue la diretta su 19luglio1992.com – si stanno fregando le mani per il Coronavirus, un po’ come successo nel vostro territorio ai tempi del terremoto dell’Irpinia. Molta gente perbene, infatti, avrà presto o sta avendo seri problemi di natura finanziaria mentre chi gestisce i quattrini delle mafie è pronto a condurre in porto affari d’oro, acquisendo a prezzi da outlet alberghi, ristoranti, pizzerie e bar. Lo faranno perché hanno, diciamo così, le spalle larghe e possono aspettare che il Covid sia debellato e la conseguente ripresa. Ma in migliaia non vi riusciranno, dovendo svendere attività aperte magari da tre generazioni».

Il monito ai giovani colleghi

«Quando sono arrivato a Catanzaro, ho trovato magistrati di prim’ordine ma alcuni palesemente demotivati. Io, dunque, mi sono innanzitutto prodigato per risollevare il morale di questa gente di valore. Sono poi andato a Roma, prospettando uno strutturato progetto di rinnovamento ai vertici delle nostre formidabili forze dell’ordine. Ho ottenuto più uomini e mezzi e ampia disponibilità dai ministri della Giustizia Andrea Orlando e Alfonso Bonafede. Ho anche istituito una sorta di ‘sportello ascolto’ e fra le tante persone che ho ricevuto durante la settimana, spesso affiancato da ufficiali delle varie forze di polizia talvolta persino dalle 14 alle 20, c’è stata un’anziana signora della zona di Monte Poro, neppure ricevuta dal maresciallo dei carabinieri del paesino in cui viveva ma viceversa aiutata da noi a bloccare un mafiosello locale da cui era vessata. Altra cosa che ho fatto è stato di suggerire ai miei giovani sostituti di essere irreprensibili nel lavoro ma anche nella vita privata. A chi sceglie il ruolo di combattere la criminalità non è ad esempio consentito di andare via alticci da un locale, poiché tutti ci conoscono e giudicano. Mi chiedo, di conseguenza, come un cittadino potrebbe andare a denunciare un’estorsione o una richiesta di tangente nell’ufficio di uno che, oltre a essere integerrimo, non appaia anche come tale. Ragion per cui, se una sera intendono rilassarsi un pochino, salgano su un treno e vadano a mille miglia di distanza dal posto in cui operano. Lo impone la funzione che vogliono espletare. Non c’è alternativa».

Il niet di Napolitano alla sua nomina a ministro

«Vado nelle scuole da circa 30 anni, facendolo nei giorni di ferie e preferendo parlare ai ragazzi di pomeriggio per non sottrarre tempo alle loro lezioni. E una volta mi sono particolarmente emozionato, quando dopo tanto tempo da una delle mie conversazioni con loro una valente collega a Catanzaro mi ha raccontato: ho deciso di seguire il tuo percorso dopo che sei venuto a parlare nel mio Liceo (Ginnasio, ndr) Galluppi. Attenzione però a chi si fa entrare negli istituti scolastici. Una volta in Puglia mi ritrovai insieme a un senatore che sosteneva come il consumo delle droghe leggere fosse quasi innocuo. Ero raggelato e ce l’avevo con la preside a cui rimarcai più volte il danno che, pur involontariamente, aveva arrecato agli studenti. Sulla mia mancata nomina ministeriale (a capo del dicastero di via Arenula, ndr) – ha sostenuto in conclusione il procuratore nella diretta delle Agende Rosse torresi – mi è rimasta unicamente una curiosità: capire se il Presidente abbia deciso lui o su richiesta di qualcuno».