La secondogenita di Francesco e Maria è nata nella clinica Sacro Cuore il 10 gennaio: «Quella donna cercava di sbirciare nella nostra stanza e non era sola»
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Si arricchisce di altri particolari la vicenda della piccola Sofia, la neonata rapita lo scorso 21 gennaio dalla clinica Sacro Cuore di Cosenza e riportata tra le braccia della mamma dopo qualche ora grazie allo straordinario lavoro delle forze dell’ordine.
Abbiamo raccolto la testimonianza (resa anche agli inquirenti) di Francesco e Maria, genitori della loro secondogenita, Ginevra, nata il 10 gennaio intorno alle 13:10 nella stessa struttura.
«Subito dopo la nascita, mia figlia Ginevra è stata trasferita temporaneamente nella termoculla posta nel “nido” della struttura ospedaliera – racconta al nostro network il papà - e ho visto che vicino all'incubatrice neonatale vigila sempre un dottore per monitorare costantemente lo stato di salute dei nascituri».
Dopo il parto, come per tutte le puerpere, Maria è tornata nella propria stanza di degenza e verso le 16:45 è stata invitata ad andare nel nido per vedere la propria pargoletta: «Mia moglie ha preferito rimandare di poco per attendere il mio arrivo, preferiva che andassimo insieme – continua a raccontare Francesco –, cosa che abbiamo fatto intorno alle 17 quando mi fu consentito di entrare nella struttura».
Insieme, dunque, i genitori si recano nella stanza dalla piccola Ginevra: «Mia moglie notò subito una donna dall’altra parte della vetrata che limita la stanza dal corridoio – continua il racconto di papà Francesco –, cercava, con insistenza, di sbirciare all’interno della stanza. Giusto per un atto di cortesia, mia moglie Maria, mostrava la piccola Ginevra alla donna accompagnando il gesto a un sorriso di circostanza». Quella donna, per i neogenitori, sarebbe stata proprio Rosa Vespa.
L’insolita curiosità della donna indispettisce la giovane coppia di genitori, soprattutto la mamma che, invitata a tornare nella propria stanza sia per riposare e sia per consumare la cena, prima di allontanarsi, grazie a quell’intuito tutto femminile, ancorché quello di una mamma, che spesso riesce a percepire con maggiore sensibilità un'atmosfera ostile o favorevole, fiutando qualcosa, porta a consigliare al marito: «Francesco, non lasciare la bimba sola».
Un avvertimento che il papà accoglie: «Rimasto solo con la piccola all’interno della stanza, ho notato che la donna non era più sola ma che intanto era stata raggiunta anche da un uomo ma non diedi peso alla cosa».
Terminato l’orario concesso per le visite, Francesco saluta la piccola Ginevra e la moglie Maria: «Mi avviai verso l’uscita della struttura – conclude il racconto il giovane papà – e notai che entrambi non erano più presenti».