Dissequestrati diversi beni, confiscati in un primo momento a seguito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro denominata “Alesia”. Il blitz, scattato all’alba del 21 febbraio 2021, aveva coinvolto proprietà appartenenti a presunti vertici della cosca di ‘ndrangheta “Cerra-Torcasio-Gualtieri”. Nell’ambito dell’operazione era stata disposta la misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza a carico di 13 persone.

Nelle scorse ore, la Corte d’Appello di Catanzaro ha accolto i ricorsi in appello presentati dalle difese di Pasquale Cerra e Adelina Ferraiolo (difesi dall’avvocato Lucio Canzoniere) e Palma De Sensi (difesa dall’avvocato Antonio Larussa) e proceduto a togliere i sigilli a 15 appartamenti a Lamezia Terme; una lussuosa villa in città, due terreni agricoli, di cui uno coltivato a vigneto a Lamezia; un appartamento ubicato nella provincia di Firenze; quattro autoveicoli e una moto.

 

La Corte – si legge in una nota dei legali - nello specifico ha evidenziato con riferimento ai beni riconducibili al nucleo familiare di Cerra, che non ricorressero le condizioni per poter confermare la confisca di primo grado, poiché Cerra avrebbe dimostrato le entrate lecite del periodo in contestazione e che nel periodo di costruzione della villa in città non vi sarebbe rilevata pericolosità sociale dello stesso Cerra. Medesime considerazioni sono state scorte dai giudici in ordine ai restanti immobili riconducibili al defunto Nino Cerra.