Un'indagine che ha avuto il via nel 2016, quando il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, si era appena insediato. «Si tratta di un'area che era poco attenzionata - ha chiarito nel corso della conferenza stampa di oggi, convocata per illustrare i dettagli dei 12 fermi di indiziato di delitto convalidati questa mattina -. Nel corso di queste indagini abbiamo avuto modo di appurare perà come la locale di 'ndrangheta di Petilia Policastro fosse ben strutturata e vantasse rapporti con famiglia di serie A quali le famiglie di Isola Capo Rizzuto, Cirò Marina e Crotone».

Gratteri: «Preparavano un omicidio»

Durante la conferenza stampa è stato inoltre spiegato che i fermi  si sono resi necessari per evitare un nuovo omicidio. Secondo quanto riferito, i componenti della locale di 'ndrangheta petilina erano in procinto di dissotterrare armi e nelle conversazioni carpite erano già stati fatti i nomi di chi sarebbe poi dovuto esser stato eliminato: «Ciò che più ci ha impressionato di questa indagine - ha chiarito Nicola Gratteri - era il numero delle armi. Avevano frigoriferi e congelatori dismessi pieni di armi. Noi siamo dovuti intervenire questa mattina proprio per evitare un omicidio. Abbiamo carpito gli atti preparatori».

Documentate riunioni di 'ndrangheta

Nel corso delle indagini sono stati documentati riti di affiliazione e sono stati sequestrati materiali: «Abbiamo documentato riti di affiliazione, riunioni di 'ndrangheta. Abbiamo documentato la funzione della bacinella che serve per mantenere i detenuti in carcere». Secondo quanto ricostruito, il denaro proveniente dalle estorsioni eseguite sulle attività commerciali di località Trepidò, nota località turistica della Sila sarebbero finite appunto nella bacinella dei clan.

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