Stavano tutti già scontando una pena dopo la condanna al termine dell'indagine "Infinito", quella che ha portato a scoprire come è organizzata la 'ndrangheta in Lombardia: 15 'locali' (unità territoriali più piccole) al di sopra delle quali c’è un controllo centrale e piramidale che rimanda alla madrepatria, la Calabria. Ma non tutti i condannati per omicidio per cui oggi sono state eseguite dal Ros le ordinanze erano in carcere. Solo 3 si trovavano già in un penitenziario mentre gli altri cinque erano sottoposti all'obbligo di firma settimanale.


Si tratta di Cristian Silvagna, di Bollate, 46 anni; Giorgio Sestito, di Palermiti, 49 anni; Leonardo Prestia, 48enne di Cessaniti; Claudio Formica, 44enne di San Giovanni di Mileto; Massimilano Zanchin di 44 anni, originario di Cessaniti, ma residente a Verano Brianza, in provincia di Monza; Rocco Cristello, 57 anni di San Giovanni di Mileto (Vibo Valentia) come Francesco Cristello di San Giovanni di Mileto, di 52 anni; infine Francesco Elia, 45 anni, di San Giovanni di Mileto. Per loro le accuse sono di omicidio, ricettazione, porto abusivo di armi e soppressione e sottrazione di cadavere: la condanna definitiva, della prima sezione della Corte d'Assise d'Appello di Milano, dopo il ricorso in Cassazione, è arrivata il 24 ottobre ed è stata eseguita dai carabinieri tra ieri e questa mattina.

L'indagine "Bagliore"

I provvedimenti si inquadrano nel contesto dell'indagine "Bagliore" del Ros che nell'aprile del 2011 aveva portato all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Milano, nei confronti di 19 persone ritenute responsabili di associazione mafiosa, omicidio, detenzione e porto illegale di armi, sottrazione e occultamento di cadavere. Le indagini, che si erano avvalse delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Antonino Belnome, capo della locale di 'ndrangheta di Giussano, avevano consentito di accertare che l'omicidio di Novella, capo della Lombardia, era avvenuto per bloccare il suo tentativo di emancipazione dalla "Provincia" reggina, mentre quelli di Tedesco e di Stagno erano da ricondurre alle dinamiche conflittuali interne alla locale di Guardavalle (Catanzaro).

A conclusione del processo di secondo grado, celebrato dopo il rinvio disposto dalla Corte di Cassazione, la Corte d'Assise d'Appello di Milano ha confermato la condanna all'ergastolo nei confronti degli 8 imputati, emettendo anche l'ordinanza di ripristino della custodia cautelare in carcere, ritenendo "sussistente il concreto pericolo di fuga" dei condannati, in attesa della pronuncia definitiva della Suprema Corte.