Il governatore ringrazia i soccorritori e sulla rotta turca sottolinea: «Troppo spesso sottovalutata». Continuano intanto le ricerche dei dispersi in mare, sul posto Guardia costiera e Frontex
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«La notizia dei migranti - sembra siano tra le 50 e le 60 persone - dispersi a causa del ribaltamento della barca sulla quale viaggiavano a circa cento miglia a largo della costa calabrese è un pugno nello stomaco. Quelle che stiamo vivendo sono ore di grande angoscia per tutta la regione, ore che ci riportano alla mente il dramma immane che abbiamo vissuto a Cutro poco più di un anno fa». È quanto scrive il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, in seguito al naufragio di questa notte tra Grecia e Calabria. Undici i superstiti che sono stati condotti a Roccella Jonica dalla Guardia costiera. A bordo anche una donna giunta in porto senza vita.
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«Ringrazio i soccorritori - prosegue il governatore - che hanno prontamente prestato supporto ai superstiti giunti a Roccella Jonica, e prego per la donna tragicamente deceduta nel tentativo di salvarsi. La tratta turca, dalla quale sembra arrivassero questi migranti, è stata troppo spesso sottovalutata in questi anni, servirebbe invece una maggiore attenzione da parte dell’Europa e dei governi nazionali. I nostri mari dovrebbero risplendere di vita e di speranza, e non trasformarsi periodicamente in immensi cimiteri», aggiunge Occhiuto.
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Intanto dalla Guardia costiera fanno sapere che continuano le ricerche, anche con assetti Frontex. Le attività sono partite questa notte a seguito di «un may-day lanciato da un'unità da diporto francese, in navigazione a circa 120 miglia dalle coste italiane, al limite delle aree Sar di competenza della Grecia e dell’Italia che, dopo aver segnalato la presenza della barca a vela semiaffondata, recuperava a bordo 12 migranti. Raccolto il mayday il Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo italiano (IMRCC) della Guardia Costiera di Roma, dirottava immediatamente sul posto due mercantili in navigazione nelle vicinanze, un velivolo ATR42 della Guardia costiera e le motovedette CP305 e CP326 di stanza in Calabria».