I Ros in quasi due anni di indagini fatte di intercettazioni e appostamenti sono riusciti a ricostruire le attività delle due organizzazioni criminali sgominate oggi un maxi blitz contro il narcotraffico tra Sardegna e Lombardia che ha portato all'esecuzione di 33 ordinanze di custodia cautelare. Nel quartiere cagliaritano di Sant'Elia il gruppo, secondo quanto accertato, era particolarmente violento: non esitava ad imporre la propria presenza tra i palazzi popolari costringendo con la forza i residenti a fornire le proprie abitazioni per far rifugiare i pusher quando avvenivano i controlli delle forze dell'ordine.

Le telefonate dal carcere

Al vertice c'era Efisio Mura che si avvaleva della collaborazione anche di alcune donne. Anche dopo l'arresto, avvenuto ad aprile del 2019, Efisio Mura riusciva a gestire dall'interno del carcere di Uta il traffico di droga «attraverso una rete di utenze cellulari introdotte clandestinamente all'interno della struttura penitenziaria, utilizzati anche per organizzare una rete di spaccio tra le mura carcerarie», spiegano i carabinieri.

I contatti con i Barbaro Papalia di Platì

Inoltre Pier Giorgio Mura, zio di Efisio, gestiva i contatti anche con una cosca calabrese la Barbaro Papalia di Platì, operativa a Buccinasco (Milano). L'organizzazione Sardo-Lombarda capitanata secondo gli investigatori da Umberto Sanna, per trasportare la cocaina «si serviva di auto nelle quali veniva ricavato un doppio fondo e di una coppia di corrieri bergamaschi, che non esitavano a coinvolgere anche i propri figli minori per meglio dissimulare, come una famigliola in vacanza, la presenza in terra sarda», evidenziano i carabinieri. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati 11 chili di cocaina purissima e sono state accertate importazioni dalla Lombardia alla Sardegna di altri 11 chili della stesa droga.