Saranno tutte riunite in piazza, il 5 luglio a Milano. Sono le più di 80 associazioni che hanno risposto alla chiamata dei calabresi di Goel Gruppo Cooperativo.

Saranno in piazza Duca d’Aosta, davanti alla Stazione Centrale alle 19, alla manifestazione nazionale contro la ‘ndrangheta, per sostenere il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e tutti quelli che rischiano la vita a causa delle mafie. A Milano, perché la ‘ndrangheta non è più solo un problema della Calabria.

Lo sa bene il Terzo Settore, che arriva in massa da tutta Italia. Associazioni cattoliche,di volontariato, sindacati, associazioni locali e nazionali come Legambiente e ActionAid, associazioni che arrivano da terre di mafia e di camorra.

«Abbiamo scelto di esserci perché vogliamo essere artefici del cambiamento di cui ha bisogno il Paese» dice don Giacomo Panizza di Comunità Progetto Sud, tra i promotori della manifestazione. «Bisogna uscire da questo torpore etico e civile prima che sia troppo tardi, rendersi conto del pericolo che corrono Gratteri e tutti quelli che provano ad inimicarsi le mafie. La ’ndrangheta ha già invaso i territori da tanto, troppo tempo».

«La ‘ndrangheta è ormai in tutti i paesi d’Europa e del mondo» ribatte Giulia Minoli, vicepresidente di CCO Crisi come Opportunità. «Facciamo la nostra parte utilizzando la cultura come strumento di educazione alla legalità. Perché in Italia è nata la mafia, ma è nata anche l’antimafia e l’antimafia ci riguarda tutti, non solo le associazioni. Riguarda noi come cittadini».

Alla manifestazione Mai più Stragi partecipano associazioni di ogni settore.

Come Fondazione Finanza Etica, parte del gruppo Banca Etica: «Anche un uso responsabile del denaro e della finanza contribuisce a costruire comunità fondate sulla legalità» dice il presidente Marco Piccolo. «Questo significa contrastare concretamente le infiltrazioni della criminalità organizzata, che oggi hanno inquinato l'economia».

O come Slow Food Italia, che spiega comenegli ultimi decennila filiera del cibo sia diventato uno dei settori più infiltratidalle organizzazioni criminali. «La criminalità interviene con il caporalato, lo sfruttamento lavorativo, il lavoro nero e le frodi alimentari» dice il vicepresidente Federico Varazi. «Le infiltrazioni mafiose si traducono in scarsa qualità del prodotto, prezzi finali alti per i consumatori e compensida fame per gli agricoltori. Una maggiore conoscenza della filiera ci farebbe capire che dietro a un prezzo stracciato si può nascondere lo sfruttamento dei lavoratori. Su questo l’opinione pubblica è davvero distratta,le responsabilità nonriguardano solo l’imprenditore che usa manodopera a basso costo, ma tutti noiche ignoriamo queste dinamiche.La lotta alle mafie ci riguarda tutti e chi combatte la criminalità organizzata non è da solo».

Arrivano a Milano associazioni dalla Campania, come NCO Nuova Cooperazione Organizzata e il Comitato Don Peppe Diana, e dalla Sicilia come il Movimento Agende Rosse e AddioPizzo Travel. «Noi abbiamo vissuto sulla nostra pelle la stagione delle stragi, l’attacco allo Stato e ai magistrati. È una ferita che non si è più rimarginata, anzi è stato il motore delle nostre azioni» dice il presidente Dario Riccobono «oggi il problema più importante è il calo di attenzione, nessuno parla quasi più di mafie. Né la politica, né i media, se non nelle ricorrenze. Ma la mafia è sempre forte anche se silente, anche se non ci sono più delitti eccellenti. Mantenere alta l’attenzione è necessario, gli interessi mafiosi continuano ad esserci e il rischio di tornare alla stagione delle stragi c’è. È bene mobilitarsi prima piuttosto che piangere dopo».

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