Sono state depositate dal Tribunale dei minori di Catanzaro le motivazioni della sentenza con la quale l’8 giugno scorso è stato condannato a 14 anni di reclusione Alex Pititto, il 15enne di Mileto riconosciuto colpevole di aver ucciso a colpi di pistola il 16enne Francesco Prestia Lamberti il 29 maggio dello scorso anno. Per il Tribunale, la confessione del delitto resa da Alex Pititto viene ritenuta “parziale e non del tutto veritiera”, ma avuto riguardo all’età dell’imputato - 15 anni - al momento della commissione del delitto, nonché tenuto conto della “particolare condizione di deprivazione morale sul piano della crescita personale e sociale, derivante dal vissuto esistenziale del minore e soprattutto della sua peculiare situazione familiare (attualmente tutti i componenti del nucleo familiare si trovano sottoposti ad uno stato di detenzione)”, i giudici hanno ritenuto di concedere le attenuanti generiche all’imputato, prevalenti sulle contestate aggravanti. La pena di 14 anni, spiegano i giudici, è stata quindi così determinata: pena base, per il reato più grave di omicidio, anni 24 di reclusione; riduzione di anni 4 per la diminuente della minore età e di anni due per l’applicazione delle circostanze generiche. “Una pena complessiva inferiore - scrive il Tribunale - rischierebbe di essere travisata da Pititto quale risultato di parziale impunità e non sarebbe funzionale al rigoroso percorso di recupero al quale lo stesso deve essere sottoposto”.

La ricostruzione del delitto

Le motivazioni della sentenza smentiscono poi il racconto fatto da Alex Pititto in ordine ad una colluttazione avuta con Prestia Lamberti al quale avrebbe strappato una pistola dalle mani, secondo quanto dichiarato dallo stesso Alex Pititto. Francesco Prestia Lamberti nel corso dell’incontro in campagna con Alex Pititto si è invece trovato, secondo la ricostruzione della sentenza, “in una situazione di assoluta tranquillità di fronte all’imputato. Proprio tale ultima circostanza, comprovata dalla posizione in cui è stato trovato il cadavere - rimarca il Tribunale - con l’arto superiore sinistro totalmente disceso e con la mano inserita all’interno della tasca anteriore dei pantaloni, dimostra ulteriormente unitamente alla reiterazione dei colpi inferti alla vittima (il secondo alla regione temporale allorchè Prestia si trovava già a terra) la particolare intensità del dolo di Alex Pititto, rafforzando così la tesi accusatoria in ordine alla sussistenza della premeditazione”. Alla base del delitto la gelosia, ovvero il sospetto nutrito da Alex Pititto su una relazione sentimentale fra la vittima ed una ragazzina di cui Pititto si era invaghito “tanto da non tollerare - rivale la sentenza - che altri si sentissero con lei nonostante loro due non fossero più fidanzati”.

La scelta di consegnarsi ai carabinieri

Una relazione fra Francesco Prestia Lamberti e la ragazzina che, per i giudici, alla luce di tutte le testimonianze ascoltate, era comunque del tutto inesistente. Dopo il delitto, Alex Pititto sarebbe quindi risalito nell’auto guidata dal 19enne Domenico Evolo al quale avrebbe puntato alla pancia la pistola ancora fumante facendosi accompagnare in centro a Mileto. Qui, una volta a piedi, avrebbe incontrato un’altra persona che, dopo altra giro in macchina per circa un’ora, l’avrebbe convinto a consegnarsi ai carabinieri lasciandolo davanti alla Stazione. Fra gli episodi ricostruiti dalla sentenza anche quello del 10 maggio dello scorso anno quando Alex Pititto avrebbe dato appuntamento di notte ad altri due minorenni. Sospettando che uno dei due intrattenesse una relazione sentimentale con la ragazzina del luogo di cui si era invaghito, il 15enne avrebbe costretto i due ragazzi ad inginocchiarsi dinanzi a lui. Fatto ciò, avrebbe afferrato un pesante tubo di ferro colpendoli entrambi e provocandogli delle lesioni giudicate guaribili in 12 giorni. Due giorni prima dell’omicidio di Francesco Prestia Lamberti, Alex Pititto avrebbe infine minacciato di morte un altro ragazzo minorenne al fine di di venire a conoscenza se fra Francesco Prestia Lamberti e la ragazzina  vi fosse una relazione sentimentale, intimando poi allo stesso minorenne minacciato di non riferire nulla dell’incontro a Francesco Prestia Lamberti.

 

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