Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia sono state fondamentali per le indagini che hanno portato in esecuzione di un’ ordinanza cautelare firmata dal gip su richiesta della Dda di Catanzaro all’arresto dei due Gagliardi.
Importanti anche perché delineano la volontà da alcuni affiliati di creare un nuovo gruppo di ‘ndrangheta, dissociandosi dai Cannizzaro. Tra questi anche Gennaro Pulice, diventato collaboratore di giustizia alcuni mesi dopo l’operazione Andromeda, vuoi perché temeva per la sua stessa vita, vuoi per la premialità riconosciuta a chi decide di collaborare con la giustizia. Un passaggio spiegato agli inquirenti da Pier Paolo Strages affiliato alla cosca Cannizzaro Da Ponte e Giuseppe Giampà, appartenente al clan Giampà . Stranges sposato con Giuseppina Cannizzaro, ha fornito agli inquirenti un organigramma della famiglia Cannizzaro, indicando le persone più rappresentative e quelli che insieme a lui facevano parte del gruppo di fuoco comandato proprio da Gennaro Pulice, che rappresentava il trait d’union con i vertici della famiglia, dai quali prendeva gli ordini sulle azioni omicidiarie da realizzare.
Nelle dichiarazioni rese, secondo quanto si legge nell’ordinanza, Stranges ha evidenziato la strategia criminale messa in atto dalla famiglia Cannizzaro che mirava ad annientare tutti i componenti dei Torcasio, al punto che dopo l’uccisione dei fratelli Torcasio, Giovanni, 47 anni, assassinato il 29 settembre del 2000 insieme al suo autista, Nino, 40 anni, ucciso il 30 marzo del 2002 e Antonio, 44 anni assassinato davanti al commissariato di Polizia a Lamezia il 23 maggio 2003, gli stessi evitavano di uscire dalla proprie abitazioni. E i Cannizzaro nella brama di vendetta avrebbero cercato di eliminare altri membri della consorteria. Vincenzo Torcasio, lo stesso che aveva ucciso Antonio Torcasio, rappresentava uno degli obiettivi, dedito anche alla riscossione delle estorsione era ritenuto dalla cosca rivale un soggetto estremamente pericoloso. Stranges inoltre ha riferito di aver partecipato a due tentativi per realizzare l’omicidio di Vincenzo Torcasio, detto “Enzino”, evidenziando altri particolari importanti successivi al suo assassinio: “ Per come mi chiedete sono anche a conoscenza che Gennario Pulice, intorno al 2005, si è trasferito a Catanzaro, poiché, si erano deteriorati i rapporti con i Cannizzaro e dopo l’uccisione di Torcasio, Gennaro Pulice aveva acquisito un grado più altro nella ‘ndrangheta tanto da consentirsi di farsi un gruppo criminale autonomo. Per tale motivo ci convocò a me ed Anzalone per comunicarci che lui e Bruno Gagliardi avrebbero costituito un gruppo e chiederci quali erano le nostre intenzioni. Alchè io riferì che intendevo rimanere con i Cannizzaro, per motivi di amicizia, mentre Anzalone accosentì a seguire Pulice. Per come mi chiede Pulice anche mentre era con i Cannizzaro aveva rapporti con la famiglia Iannazzo tramite Bruno Gagliardi".
Tali rapporti continuarono anche dopo l’uscita dal carcere di Pulice che fu arrestato nell’ambito dell’estorsione dell’ingegnere Grandinetti, avvenuta qualche mese dopo la riunione in cui ci comunicò la sua intenzione di farsi un gruppo autonomo. Infatti dopo l’uscita dal carcere, pur essendosi trasferito a Catanzaro, faceva la spola con Sambiase per amnetenere i rapporti con i Iannazzo. Sono anche a conoscenza che dopo questa volontà di creazione di un gruppo nuovo da parte di Pulice e Bruno Gagliardi , gli stessi si recarono da Vincenzo Bonaddio, all’epoca reggente della famiglia Giampà, rappresentandogli che avvevano costituito un nuovo gruppo, pretendendo più sazio a Lamezia per estorsioni e attività illecite. Anche Giuseppe Giampà ha fornito agli investigatori e agli inquirenti informazioni circa l’esistenza di una nuova organizzazione di ’ndrangheta: “In quel periodo Bruno Gagliardi , Gennario Pulice ed Enzo Spena dicevano di far parte di un gruppo autonomo che si era distaccato dai Iannazzo e dai Cannizzaro, ma in realtà né io, né mio zio credevamo più di tanto che costoro agivano autonomamente senza dover dare conto ai Iannazzo. In particolare credevamo che questa loro affermazione rientrasse in realtà in una strategia degli stessi Iannazzo e Cannizzaro che in tal modo volevano far apparire di essere rispettosi delle diverse competenze territoriali e che quindi eventuali invasioni del territorio di nostra competenza erano in realtà da attribuire a tale sedicente gruppo autonomo in modo da allontanare eventuali ritorsioni del territorio di nostra competenza".
Gabriella Passariello