Il coronavirus, ci suggerisce la cronaca, è tutt'altro che sparito, anzi, continua a mietere vittime e a fare danni, anche in Calabria. Qualche giorno fa la città di Palmi è stata parzialmente chiusa per la presenza di un nuovo focolaio che ha già fatto registrare una decina di contagi, quando l'astina calabrese era ferma sullo "0" da giorni. A innescare i nuovi casi di Covid, sarebbe stati due famigliari di rientro dall'Emilia Romagna. Preoccupa, quindi, l'ondata di arrivi prevista in Calabria, che nella sola provincia di Cosenza dovrebbero sarebbero più di 40mila. La maggior parte si riverserà sull'alto Tirreno cosentino, patria indiscussa delle seconde case e terra di confine tra la terra dei bruzi e il resto d'Italia.

La questione rientri

L'attenzione, in questi casi, non è mai troppa, ma le persone, dal canto loro, sembrano aver dimenticato in fretta i giorni bui e le vite spezzate dalla pandemia, tanto che già sembra possono fare a meno di mascherine, igienizzanti e soprattutto delle distanze di sicurezza, comportamenti, questi, che alimentano il virus e mettono a serio rischio la salute pubblica. Sui rientri nella propria regione si è tanto discusso nelle scorse settimane e il dibattito è ancora acceso, nonostante dal 3 giugno siano caduti tutti i divieti di non oltrepassare i confini. Ma oggi più che mai è necessario tenere alta la guardia perché alla data del 18 giugno scorso, sul sito della Regione Calabria, nella sola provincia di Cosenza, avevano prenotato l'arrivo circa 41.300 persone. E i numeri sono destinati ad aumentare vertiginosamente.

I numeri dell'esodo

A snocciolare qualche dato, ci pensa Martino Rizzo, responsabile del settore Igiene e Sanità pubblica dell'Asp di Cosenza per l'area della Sibaritide. E' il 18 giugno del 2020 e Rizzo comunica pubblicamente che nei giorni a seguire molte persone sarebbero tornate in provincia di Cosenza «per vacanze, per ricongiungimento con le famiglie, per cessazione dell'attività di lavoro o studio, ecc». 41.315 sono per la precisione i cittadini che a quella data risultano registrate sui siti istituzionali e sono diretti, per lo più, in località turistiche balneari. «Sono previsti 8291 arrivi nel territorio da Cariati a Rocca Imperiale - scrive Rizzo -. A Corigliano-Rossano arriveranno in 1287, a Roseto Capo Spulico in 1188, mentre saranno poco più di 1000 gli arrivi a Villapiana e poco meno a Cassano allo Ionio. La parte a sud del territorio prevede 750 arrivi a Mandatoriccio e poco meno di 500 a Cariati».

Grande afflusso nell'alto Tirreno cosentino

Ma tra le mete più gettonate, fa notare il dirigente Rizzo, ci sono le città costiere del Tirreno cosentino. «Scalea - si legge - accoglierà 6348 ospiti, Diamante 3400, Tortora 3353, Praia a Mare 3221, Santa Maria del Cedro 3210 e San Nicola Arcella 2414». Ma nell'elenco mancano, ad esempio, i dati di Grisolia, Belvedere Marittimo, Cetraro e altre rinomate cittadine della Riviera dei Cedri. Di conseguenza i numeri sono molto più alti.

La provenienza

La maggior parte dei cittadini che si sono registrati provengono dalle regioni vicine, in particolare Puglia e Campania, ma anche dalla Basilicata e dal Lazio. «I romani - specifica Rizzo - sono circa 800». Poi ci sono gli emiliani, i toscani ed i lombardi, «soprattutto milanesi», circa 430, ed alcune decine di bresciani, comaschi, varesini e bergamaschi. «Benvenuti a tutti - dice in ultimo il dirigente Asp - ma state distanti almeno 1 metro».