Il primo cittadino del piccolo centro dell'Aspromonte è anche imputato dal 2017 nel processo Cumbertazione nel quale è accusato a piede libero di turbativa d'asta aggravata
La cosca Alvaro aveva colonizzato anche Roma: «Siamo una carovana per fare la guerra»
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Era da anni nel mirino della procura antimafia di Reggio Calabria e prefettura dello stretto, il sindaco di Cosoleto Antonino Gioffrè. Il primo cittadino del piccolo centro dell’Aspromonte, arrestato e finito ai domiciliari questa mattina in una inchiesta della Dda di Roma, era già rimasto coinvolto in un’operazione nel 2017 e il suo comune messo sotto esame per ben due volte da commissioni di accesso inviate dalla prefettura reggina.
Gioffrè è attualmente imputato nell’inchiesta Cumbertazione, nella quale è accusato di turbativa d’asta aggravata dall’aver agevolato la ‘ndrangheta, nonostante la gara in questione fosse stata bandita dalla Stazione unica appaltante provinciale (Suap). A niente, invece, avevano portatato i due accessi antimafia nel suo comune datati 2010 e 2020.
Il 4 febbraio di due anni fa, Gioffrè commentava così a LaC News24 l’esito negativo dell’acceso antimafia nel suo Comune, il secondo dopo quel del 2010: «Posso garantire che in dodici anni da sindaco non ho mai avuto pressioni o condizionamenti da parte della ‘ndrangheta». L'antimafia, però, nell’operazione scattata questa mattina, lo accusa di avere favorito l'assunzione di un altro soggetto indagato.
Antonino Gioffrè ha sempre rivendicato scelte nette nel campo della legalità, come il sistematico uso della stazione unica appaltante per l’assegnazione dei lavori pubblici nel suo Comune e la costituzione nei processi contro la ‘ndrangheta. Scelte, però, che non sembrano avere mai convinto la procura di Reggio Calabria che oggi lo accusa di avere stipulato un patto con gli Alvaro di Sinopoli, veri e propri signori feudali dell’Aspromonte.