La gola profonda rivela: “Volevano passare i Bonavota pure di Vibo, pure sotto la provincia di Crotone, si stava diciamo parlando …”. Così, davanti ai carabinieri del Reparto operativo di Crotone e al magistrato Salvatore Curcio, il 6 novembre del 2012, parlava il pentito Giuseppe Giampà. Il verbale è agli atti dell’inchiesta della Procura antimafia di Catanzaro che ha assestato un altro duro colpo al clan Grande Aracri. Il clan Bonavota, in pratica, una delle cosche più pericolose del Vibonese e recalcitranti al potere storico del clan Mancuso di Limbadi, sarebbe stata orientata a svincolarsi dal mandamento tirrenico e dal Crimine di Polsi per passare, quindi, a quello di Cirò.

 

D’altronde, riconoscevano i mafiosi con i quali il boss Nicolino Grande Aracri si relazionava, su Cirò dominava il locale di Cutro e da qui, «dalla Sibaritide a Vibo Valentia – dicevano gli intercettati – comandiamo tutto noi».  Storie di mafia, di una geografia ’ndranghetista da ridisegnare, attraverso summit e convivi, soprattutto matrimoni, come quelli che gli inquirenti hanno monitorato da Cutro alla Locride, fino a Vibo Valentia, dove le cosche – nonostante faide sanguinarie e arresti eccellenti – non sono rimaste a guardare.

 

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