Dopo il caso di Valerio Salvatore Crivello, un’altra vicenda analoga dimostra come quello attuale sia un momento propizio per gli ex latitanti calabresi in attesa d’estradizione. In tal senso, la pratica per riportare in Italia Edgardo Greco sembrava solo una formalità, un mero passaggio burocratico a cui adempiere. E invece ha assunto i contorni dell’intrigo internazionale. Anzi, del pasticcio. Manca ancora il finale a sorpresa, ma fra qualche ora potrebbe arrivare pure quello, con il ritorno in libertà dell’ex ‘ndranghetista cosentino arrestato lo scorso 2 febbraio a Saint-Etienne dopo 16 anni di latitanza.

A decidere nel merito, domani, sarà la Corte di cassazione d’Oltralpe nel corso di un’udienza in cui, alla vigilia, Greco parte addirittura con i favori del pronostico. Non a caso, a chiedere l’annullamento della procedura d’estradizione è stata la stessa Procura generale con un parere scritto depositato lo scorso 29 novembre.

Colpa di un errore tecnico, l’ennesimo che si registra in questa vicenda. Tutto ha inizio con l’arresto dell’ex affiliato del clan Perna-Pranno avvenuto per il tramite di un mandato europeo che un mese dopo viene dichiarato nullo dalla Corte d’appello di Lione. In quell’occasione, i giudici evidenziano come il reato di cui è accusato Greco – un duplice omicidio di mafia risalente al 1991 – sia collegato a una diversa procedura di rimpatrio, quella dell’estradizione semplice. Le autorità italiane provvedono in tal senso e ad aprile, la Corte d’appello dà il via libera al rientro in Italia dell’ex latitante che in Francia si faceva chiamare Paolo Dimitrio e lavorava come pizzaiolo.

L’inghippo si verifica proprio in questa occasione. Il difensore di Greco, l’avvocato David Metaxas, presenta ricorso in Cassazione sollevando una questione di diritto: la Corte che in precedenza ha dato l’ok l’estradizione, avrebbe dovuto essere identica, nella sua composizione, a quella che un mese prima aveva stoppato la pratica. Invece, uno dei tre giudici era cambiato, circostanza che per la Legge francese è causa di nullità. Dal punto di vista tecnico, è un ostacolo difficile da aggirare. E del resto, che non si tratti di una speculazione difensiva, lo dimostra l’orientamento assunto dalla Procura generale presso la Corte di cassazione, ovvero l’organo che dovrebbe sostenere gli argomenti d’accusa e che, invece, ha finito per dare ragione alle tesi di Metaxas.

Qualora i giudici dovessero apporre il sigillo a questo epilogo, la vicenda approderebbe a un bivio fatidico: Greco potrebbe scontare la sua condanna all’ergastolo in Francia, oppure, come auspica il difensore, «potrebbe anche essere rilasciato dopo la sentenza. La cosa più logica è rilasciarlo. Non può rimanere in carcere». Che rimanga dietro le sbarre o che torni in libertà, per Metaxas, comunque una cosa è certa: «Questa sarà la fine della procedura di estradizione», ha dichiarato l’avvocato a colloquio con i giornalisti francesi. «Non ho ancora avuto il tempo di dirlo al mio cliente. Al momento ne sono a conoscenza solo i suoi parenti in Italia».